In un monologo memorabile Massimo Troisi spiega, attraverso poche e frammentarie parole, il vero significato del cinema. Lo fa ricorrendo ad un parallelismo con l'essenza della nostra vita: nel cinema tutto quello che vediamo è già programmato. Un bacio, un addio, una guerra, un assassinio... Tutte cose già previste, risposte che fanno parte di un disegno già deciso. Ma cosa ci ha dato il cinema in un secolo intero? Dagli inizi del '900 fino agli anni '60 ha esaudito tutti i nostri sogni: avventure, tenerezze, ricchezze e spasimi. Ora che non abbiamo più bisogno di nulla e gli abbiamo voltato le spalle il cinema fa fatica ad assecondarci. "Splendor", indimenticabile capolavoro di Ettore Scola, è un film che analizza attraverso il trascorrere del tempo i momenti gloriosi di un'immaginaria sala cinematografica di Arpino e la triste desolazione dei nostri giorni in cui si sta affrettando la chiusura definitiva di questo luogo magico. Jordan (M.Mastroianni), figlio di un "cinematografaro ambulante"; ha ereditato la passione da bambino e inaugura con coraggio la prima sala del paesino agli inizi del '50. E' il periodo del neorealismo di Zavattini, De Sica e Rossellini, l'epoca delle file al botteghino e del tutto esaurito. Jordan si innamora di Chantal (M.Vlady), piacente ballerina, e decide di gestire con lei la sala. Anni dopo si fa avanti Luigi (M.Troisi), napoletano trasferitosi ad Arpino per motivi di lavoro, che riesce a farsi assumere come operatore del cinema "Splendor". Negli anni '70 il favore del pubblico comincia a calare, negli '80 poi gli spettatori cominciano a contarsi sulle dita di una mano. Tartassato dai creditori, Jordan deve sottostare alle continue richieste di un ricco imprenditore che vuole abbattere lo "Splendor" per cambiargli destinazione d'uso. La prova di resistenza si conclude con un drammatico cedimento: il cinema viene venduto, i sogni di Jordan vacillano. Ma poco prima lo smantellamento dello "Splendor" gli spettatori si riuniscono in sala per un'occupazione pacifica. E poi comincia a nevicare, anche se è giugno, perchè "simili cose succedono solo a Natale"...
Film ad alto impatto emozionale, "Splendor" è uno stupendo viaggio attraverso i ricordi un uomo illuso e tradito che ci riporta alle atmosfere felliniane legate alla provincia. Il tutto grazie alla complicità di una suggestiva colonna sonora di Armando Trovaioli e di una fotografia che assembla passato e presente con intuizioni delicate. Colpisce un Massimo Troisi insolito che rifinisce la sua espressione, adeguandola al dramma senza eccedere in giochi di parole mimici e verbali. Ritroviamo Pamela Villoresi, vedova avvenente e Paolo Panelli, simpatico libraio e cliente disinteressato del cinema, mentre Giacomo Piperno riesce, dietro un tavolo da poker, a ritagliarsi il ruolo di odioso fetente. Film da non perdere, vivamente consigliato a tutti gli appassionati di cinema che si divertiranno nel riconoscere la provenienza delle sequenze sul lenzuolo bianco. Da "Metropolis" di Lang, all'"Amarcord" di Fellini, per finire con "La grande guerra" di Monicelli. Poi, con la minaccia della crisi, lo "Splendor" si trasforma in una cattedrale nel deserto, tradita dal pubblico convertitosi al piccolo schermo. In questo atto d'amore e di denuncia Scola ha ecceduto in realismo: un surreale clima fanastico e melanconico viene soppiantato dall'incombente minaccia del reale. Un'introspezione amarissima e sofferta sul triste destino di un luogo a tutti caro, la cui chiusura identifica un pesante sacrificio della civiltà.
Bari, 11 Marzo 1989
|