Soliti ignoti del terzo millennio, logorati dal precariato e dalle notti insonni causate dalle morti bianche. E' così che si ritrovano in una banda improvvisata un impiegato del porto di Marghera (Fabio Volo), un professore di educazione fisica (Pierfrancesco Favino) senza posto fisso, costretto a sfamarsi come addetto alla cucina di un Autogrill, un galeotto (Paolo Sassanelli) e un borghese che sogna la rivoluzione (Giuseppe Battiston). Per risarcire una povera vedova che ha perso il marito sul lavoro, i membri della banda decidono di sequestrare un ministro a scopo di estorsione. Per un fatale incidente rapiscono un anonimo sottosegretario (Giorgio Tirabassi) e una volta in ballo decidono di portare a termine il piano criminoso. Mentre i giornali pensano ad un atto politico, c'è chi sogna ugualmente di estorcere denaro alla famiglia, e così con l'aiuto non proprio spontaneo di un'aspirante giornalista (Claudia Pandolfi) i goffi criminali si ritirano in un isolato condominio in quota (Cielo Alto, Cervinia). Le trattative vanno avanti e il piano si complica, prendendo pieghe e deviazioni inattese. Fino all'epilogo che non sarà certo allegro per tutti.
Al suo quarto film da regista Lucio Pellegrini (suoi i due primi film con la coppia Bizzarri-Kessisoglu) cerca di adeguarsi al tema attuale della crisi, buttandola in burla, arenandosi alla prima fermata. "Figli delle stelle" (il titolo riprende una famosa hit di Alan Sorrenti, celebrata con un 45 giri sul giradischi) stenta a decollare: un estenuante sovraccarico di personaggi (spicca fra tutti un divertentissimo Favino nelle insolite vesti di burino) e situazioni non proprio distensive per una commedia malinconica con anomale sproporzioni: un'attrice e cinque attori. C'è chi esce improvvisamente di scena, chi si trattiene più del previsto; la comicità è più tirata sulle situazioni che sui dialoghi. Ad una prima parte vivace e movimentata che fa tappa a Roma, segue una seconda più monocorde e piatta ambientata, per ovvie ragioni di sponsorizzazione turistica, sugli scenari innevati delle alpi valdostane. Si rivedono gags più o meno piacevoli, aleggia tuttavia un contegno che consente a Pellegrini di dosare con giudizio e accortezza l'esubero di risorse. Il film scorre in fretta, fra un sorriso e un pò d'indifferenza, senza lasciare il segno. Ma è già tanto, visto che attualmente sono precarie anche le idee degli sceneggiatori.
Cinema Opera, Barletta - 22 Ottobre 2010 |