Philadelphia. Un ascensore ultramoderno, nel cuore d'un grattacielo, si blocca per un imprecisato inconveniente meccanico mettendo a rischio la vita di cinque poveri malcapitati stretti in una morsa claustrofobica. C'è un antefatto raccapricciante che non lascia presagire nulla di buono: da una finestra dello stesso edificio poche ore prima un suicida si è lasciato precipitare nel vuoto, stringendo un rosario fra le mani. Segnale inquietante. Dai monitor gli addetti alla sorveglianza cercano di tranquillizzare i poveri ospiti della maledetta scatola sospesa nel vuoto, promettendo di risolvere velocemente il guasto. Ma la convivenza fra estranei, si sa, già di per se difficile, viene messa a dura prova da stranissimi incidenti che avvengono nel buio: a poco a poco gli intrappolati cominciano ad ammazzarsi fra loro. E la ragione è semplice: una forza sovrannaturale e demoniaca sta condizionando il comportamento di un membro del gruppo. I poveri testimoni di un massacro innaturale, inevitabilmente, cominciano a pregare. L'ispettore Bowden, sconvolto da precedenti incubi personali (caso strano), tenta di dare spiegazioni logiche alla mattanza. I soccorritori entrano in scena quando è troppo tardi, quando l'oscuro nemico ha ormai esaurito il suo innaturale progetto. I superstiti conviveranno con gli incubi.
Supervisionato e supportato da M.Night Shyamalan (autore del soggetto), "Devil" è un film che promette molto e mantiene poco. La chiave claustrofobica, utilizzata in virtù del budget ridotto, gira a ritmo piuttosto lento. La voce (bassa) del padrone, che pure aveva dato vita a film interessanti come "The Village" e "Il sesto senso", non basta a colmare una sottile patina di angoscia, ravvivata sporadicamente da qualche provvidenziale ma inutile sussulto sulla poltrona pilotato a regola d'arte con scarsa convinzione. Rispetto ai più degni concorrenti legati al filone demoniaco, "Devil" assume tutta l'aria di un poco riuscito surrogato dove la suspence è telefonata e dove la troppa e confusa carne sul fuoco si realizza in un giro piuttosto rapido e deludente nel tunnel degli orrori. L'ambientazione angusta mette a nudo, nuovamente, le prepotenze e i livori masticati dalla società dei consumi. Anche sulla credibilità dei personaggi, scritti con una matita spuntata, ci sarebbe da discutere. Ovviamente, pop corn e bibita gassata alla mano, il mediocre filmetto si sottopone ad opposte rivalutazioni. E' sufficiente, del resto, e per le nuove generazioni è un rischio che non si presenta, ignorare l'esistenza di un vecchio film diretto quasi quarant'anni fa da un certo William Friedkin.
21 Novembre 2010 |