Un consulente della risata (fosse anche forzata) ed un antidepressivo a portata di mano per lo spettatore meno paziente. Il panettone in anticipo, dal dolcissimo sapore di primizia di stagione, che tanto piace al Massimo Boldi che ha deciso di mettersi in proprio voltando le spalle alla premiata ditta, è più indigesto del solito. Al suddetto consulente, infatti, spetterebbe il compito di calcolare prima dell'uscita in sala il numero di volte in cui a detta degli autori per simili spettacoli dovrebbero muoversi le mascelle. Il problema principale di "A Natale mi sposo" è che non fa ridere. Il che equivale più o meno ad un aquilone bucato che non può volare, ad un giocattolo rotto senza pile. Il mancato funzionamento dello scopo primario sembra, comunque, non interessare i vertici della Medusa che, senza ombra di dubbio, rimedieranno col mercato di Gennaio. Per l'occasione si è deciso di infangare il curriculum di Paolo Costella (autore di un doc su Pasolini), che aveva esordito molti anni fa con "Tutti gli uomini del deficiente", titolo a "garanzia" per le buone credenziali di regista ideale per Boldi e company. Il panettone concorrenziale torna di scena a St.Moritz, teatro stabile delle disavventure di uno squinternato gruppetto che fa da cornice ad un'improbabile love story alla Romeo e Giulietta per la gioia dei teen-agers. E così dall'impegnata penna degli sceneggiatori vengono fuori simili capolavori: un Boldi chef milanese, di nome Gustavo Godendo (geniale, no?), che lavora in un'osteria romana e si accapiglia con l'aiuto Enzo Salvi, inequivocabile prototipo capitolino, afflitto da frequenti crisi di aerofagia e da una parlata piuttosto ostica da Frascati in giù o in su. Ritroviamo Vincenzo Salemme e Nancy Brilli, coppia agiata, che fanno i brillanti nella realtà mondana della località sciistica prendendo spesso cantonate cafonal; Massimo Ceccherini è invece un gerontofilo che insidia le vecchiette, disdegna la corte della Canalis e rimedia sul fascino stagionatello di una imbarazzata Valeria Valeri. Nuove leve non pervenute, a parte la simpatia della giovane attrice siciliana Teresa Mannino nei panni di una scaltra organizzatrice di matrimoni. Tutto procede secondo i piani di una sceneggiatura assente e di un'approssimazione piuttosto evidente, pari soltanto alla pigrizia e alla rassegnazione di un imbarazzante Massimo Boldi che comincia ad avvertire l'impossibilità di reggere da solo la scena. Il più volte annunciato basso contenuto di volgarità non è affatto rispettato: il pessimo humour scatologico, i manici di scopa collocati dove non batte il sole e le scenette terribili la fanno da padrone. A causa dei frequenti rumori molesti e di una lentezza di fondo ogni tanto le palpebre cedono. Certi film andrebbero proiettati per legge nelle sale adiacenti alle stazioni ferroviarie, con la speranza che i treni arrivino in perfetto orario tanto da poterli vedere a metà e darsi alla fuga.
Multisala Galleria, Bari - 16 Dicembre 2010 |