Aldo, Giovanni e Giacomo costituiscono ormai una quota fissa, una presenza costante in quel mercato cinematografico italiano che si vivacizza particolarmente (forse oggi un pò meno) nella cruciale settimana natalizia. Da tredici anni a questa parte non hanno mai rischiato, infatti, un periodo d'uscita alternativo. La motivazione è semplice e comprensibile: i tre comici dalla lunga gavetta propongono una comicità popolare, quasi sempre garbata e senza sofisticazioni triviali, e pertanto sembrano assecondare i gusti degli spettatori alla ricerca d'un cinema per tutta la famiglia. Da un pò di anni a questa parte, tuttavia, le incursioni cinematografiche hanno attestato un calo di rendimenti, spesso motivato da scelte di scrittura non sempre felici. Questo Natale 2010 doveva essere un banco di prova per segnare una ripresa e un atteso riscatto. All'inseguimento sempre più affannoso del film di successo come ai vecchi tempi (ma il miracolo di "Tre uomini e una gamba", film costato una sciocchezza a fronte di un'inaspettata montagna di soldi al botteghino, resta difficilmente ripetibile), i tre simpatici gaglioffi hanno cambiato direttori d'orchestra come fossero pullover, puntando stavolta sul romano Paolo Genovese, classe '66. Il vero problema a monte è la difficoltà oggettiva di ricavarne un "film riuscito", sebbene le aspettative per una commedia leggera non siano le stesse d'una trasposizione di un testo di Shakespeare. Nonostante le buone intenzioni e le succulenti premesse del trailer, "La banda dei babbi Natale" non si discosta dalla bassa andatura mantenuta negli ultimi anni dai tre simpaticissimi cabarettisti. Va dato atto all'abile Paolo Genovese di essersi sforzato nel riproporre l'atmosfera surreale e imprevedibile dei primi lavori del trio, sacrificando sovraccarichi ed eccessi di comicità visiva. Eppure il film risulta non pervenuto, impacchettato in una confezione di lusso, che si concede addirittura quattro brani nuovi di zecca eseguiti da Mina (anche se uno sembra di averlo già ascoltato in un lontano film di Alberto Sordi). I tre li ritroviamo (e non è una scelta nuova) ancora una volta alle prese con beghe familiari e problemi di donne. Aldo è uno spiantato che divora le risposte di assunzione perchè non ha voglia di lavorare e vive alle spalle di una povera ragazza, alla quale sottrae i soldi che spende nelle scommesse sportive. Giacomo è un medico deluso ed annoiato che non si accorge delle attenzioni di una sua collega. Giovanni è a tutti gli effetti un veterinario bigamo che si divide fra Milano e Lugano, conducendo una doppia vita di marito assente sotto lo sguardo incattivito del futuro suocero dal grilletto facile. Il terzetto viene prelevato e condotto di forza la notte prima di Natale davanti ad un commissario donna (Angela Finocchiaro) che inizia un incessante e divertente interrogatorio. Cosa ci facevamo i tre lestofanti travestiti da babbo Natale in un appartamento milanese? Sono loro i tre ricercati che stanno mettendo in ginocchio la città? La verità verrà lentamente a galla fra flashback e l'apertura di molteplici parentesi narrative. E, ovviamente, sarà più semplice del previsto.
Fra partecipazioni gustose (Cochi Ponzoni, Giorgio Colangeli) ed altre francamente evitabili (Mara Maionchi) perchè poco consone ai tempi del cinema (che, bisognerebbe ricordarlo, resta comunque una forma d'arte), il film procede a fatica col ritmo singhiozzante dei sorrisi accennati. Troppo lontana l'irriverenza, il cinismo latente e l'humour politicamente scorretto degli esordi. Imbolsiti ed accomodanti i nuovi membri della banda Bassotti cadano nel precipizio della monotematicità commettendo l'imperdonabile e stucchevole errore di parlare del Natale nel film di Natale. E così il compitino arriva a destinazione, come il più classico dei cartellini timbrati ogni due anni per ragioni alimentari. Mediocrità e funzionalità a braccetto per un film gradevole che non incide e non lascia il segno. Gustosi gli omaggi rivolti a Quentin Tarantino e ai fratelli Coen (con "Il grande Lebowski" rifatto praticamente in chiave bocciofila). I tre confermano ancora una volta affiatamento e sintonia ma denotano un pò il fiato corto. Le dame della compagnia dimostrano maggiore disinvoltura ed incisività. Su tutte la brava Silvana Fallisi ed un'incazzatissima e lunatica Angela Finocchiaro che costringe i suoi indagati ad impastare, con la pettorina della pubblica sicurezza, i tortellini sulle scrivanie della questura.
Cinema Armenise, Bari - 17 Dicembre 2010 (Barisera)
|