Ci sono film che andrebbero dispensati di diritto da qualsivoglia giudizio critico, per la semplice ragione che sono realizzati solo ed esclusivamente nell'interesse del pubblico. Possono pertanto fare a meno di eventuali indagini qualitative: tanto è merce che deve essere venduta comunque. E ad ogni modo se per i produttori la critica non porta quattrini, che senso ha dargli un valore?
Servono a poco quindi queste lamentele in virtù di questo amaro calice di fine anno che ci tocca come Sanremo o la passerella di Miss Italia. A questo si aggiunge la triste situazione attuale dei piccoli esercenti con le spalle scoperte che attendono il film di De Sica come una manna dal cielo, per provare almeno una volta la soddisfazione nel vedere la loro sala cinematografica senza un posto a sedere libero. E questo rispecchia in pieno la politica commerciale dei fratelli De Laurentiis che possono beatamente evitare di rischiare quattrini a vuoto per undici mesi, puntando solo ed esclusivamente nell'unico compitino natalizio che vuol dire sicura rendita. “E' tradizione”, direbbe De Sica; però visto il recente smistamento di questa robetta anche negli intermezzi pubblicitari dei cellulari a mò di tormentone si rischia l'indigestione. Stavolta “Natale in crociera”, quindi. E va bene, ce lo sorbiamo. Certi slanci creativi in fase di sceneggiatura si notano, benchè diventi davvero arduo poter dare un filo logico o pratico alla lunga serie di scenette preconfezionate per l'occasione. Se De Sica sultaneggia nei panni del solito professionista impenitente adulterino, la Hunziker si cude addosso i panni di una intraprendente e insopportabile animalista. De Luigi è uno scrittore misantropo e solitario, Alessandro Siani (un incrocio di laboratorio fra Troisi e Salemme: Dio ce ne scampi e liberi) un cognato sfigato che si imbarca sulla nave dei sogni per dimenticare una recente delusione sentimentale. La Yespica e Nancy Brilli fanno da tappezzeria. Definiti nei loro differenti caratteri, i personaggi svolgono le loro prestazioni ben retribuite a bordo della “Costa Serena”, fiore all'occhiello di una grande società di navigazione, durante una splendida crociera ai Caraibi. Menzogne, equivoci, disavventure, capitomboli e ceffoni. Il tutto mentre passano in sottofondo brani musicali di successo e, per l'abuso del product placement (leggasi marchette), abbondano oltre ogni limite i messaggi promozionali di merce di consumo. Più che al cinema sembra di stare ai grandi magazzini. E se sono vere le leggende che circolano intorno a questo film le comparse autentiche hanno pagato pur di farsi ritrarre in compagnia dell'allegra brigata (che tristezza!).
Mettendo da parte la sensibilità e la riconoscenza verso la commedia all'italiana del tempo che fu, “Natale in crociera” qualche sorriso a fatica può anche estorcerlo. La maestria di Parenti, che dice di avere due anime (una pratica, l'altra intellettuale) ma si dichiara pentito di fare questo tipo di cinema per motivi alimentari, rispecchia la volontà degli autori e non si fa scrupoli. Gli altri non esistono, sono menti non pensanti e come tali non hanno voce in capitolo. Certo rispetto alla concorrenza che con Boldi ha giocato di anticipo (e ha fatto bene, perchè stavolta non avrebbero raccattato neanche le briciole), il film in questione è un capolavoro. Ma se i metri di misura sono scomparsi del tutto, per quale motivo se vogliamo davvero ridere con intelligenza dobbiamo entrare nella macchina del tempo e recuperare come minimo un film italiano di quarant'anni fa?
Cinema Impero, Trani - 16 Dicembre 2007 (Barisera) |