Nella Milano da bere, che in tempo di crisi ritroviamo leggermente annacquata, nel mondo dell'alta moda si continua a morire. Accade tutto dopo l'ultima sfilata della bellissima Alexandra (A.Burman), eterea divinità taglia 40 della premiata scuderia Federico Marinoni (R.E.Grant), che perde la vita in un misterioso incidente stradale, travolta da un pirata della strada. Non ci mette molto l'astuto ispettore di polizia Malerba (F.Montanari) a non lasciarsi incantare dall'ipotesi della tragica fatalità. L'episodio non resta un caso isolato, ma è solo l'inizio di una lunga serie di morti misteriose, riconducibili proprio a qualche ingranaggio scricchiolante nell'impero apparentemente immacolato dei Marinoni, holding dell'alta moda esposta ad inimicizie, biechi ricatti e ad un voluminoso giro di affari e malaffari. Lo stilista infatti pensa soltanto al management e subito rimpiazza la ragazza scomparsa con una nuova bellezza scandinava: l'inesperta fioraia Britt (Vanessa Hessler) che rileva, fra rancori e gelosie, il posto della bellissima Alexandra. Mentre si avvicendano indiziati e vittime, l'inquirente principale fa riaprire addirittura una vecchia pista, stringendo il cerchio intorno alla più impensabile ed inaspettata verità. Che, inutile dirlo, merita un'adeguata esplorazione in sala.
L'operazione rilancio non poteva certo risparmiare un giallo all'italiana ispirato ed apprezzato dal grande pubblico che nel 1985 portò a casa incassi soddisfacenti, dando vita anche ad un dimenticabilissimo sequel apocrifo. E così ammontano pressapoco a quattro i disperati tentativi da parte dei Vanzina di riproporre vecchi schemi di successo, con rifacimenti non proprio all'altezza dei modelli originali. "Sotto il vestito niente - l'ultima sfilata" può essere comunque accolto come il meno difettoso dei revival. Con un forte taglio televisivo (previdenza in vista della prova d'appello in pay per view), ma con un'accortezza strutturale in grado di mantenere costante l'interesse dello spettatore fino al colpo di scena finale (la supervisione dello script è di Franco Ferrini), mantiene fede ad un sano ed onesto artigianato, marchio di fabbrica del classico giallo all'italiana e del cinema a gestiona familiare dei figli d'arte. Con abilità e mestiere e, va aggiunto, esponendosi ai rischi di un genere inflazionato, Carlo Vanzina cerca di riproporre meccanismi classici: guanti di pelle, anonime telefonate ansimanti, viscidi sospettati, intrighi sotto le coperte, cliniche oltre la frontiera che nascondono segreti. Intrattenimento gradevole, semplice, perfettamente coerente con il principio fugace dell'instant movie. Le ingenuità non mancano: a cominciare dalla macchietta dell'ispettore meridionale, con pochissime affinità con Serpico, orgoglioso della sua monogamia che spunta come un angelo custode, lesto a scongiurare danni irreparabili. Sotto il vestito insomma qualcosina si intravede: francamente, va aggiunto, alcune serie televisive a confronto appaiono inguardabili. Certo si è un pò consumato lo smalto, il gioco regge a fatica e non rinuncia ad una sostanziale freddezza, anche se c'è un'eleganza voluta che non guasta. Le ninfe scalciano, ma era più autentico e convincente l'erotismo di 25 anni fa: le top model, con lo specchio come unico amico, sembrano bimbe cresciute, mascherate dal rimmel. Buono il parterre riservato ai ruoli di contorno: Francesco Barilli è un commissario perplesso, Ernesto Mahieux un ambiguo e pettegolo giornalista di moda, Giselda Volodi l'austera e misteriosa sorella del magnate. Dedicato ad Achille Manzotti: coraggioso, simpatico e lungimirante produttore lombardo che di sicuro non avrebbe mai riproposto, nella triste cornice commemorativa di un anniversario, un cavallo di ritorno sapendo di non poter ripetere la falcata.
Cinema Impero, 26 Marzo 2011 (Barisera) |