Un'altro colpo da aggiungere ai 400 di Truffaut. Lo mettono a segno i fratelli Dardenne, collezionisti di ben due acclamatissimi trionfi conseguiti nella domenica delle "palme d'oro". Considerare "Il ragazzo con la bicicletta" un'altra bella pagina nella raccolta dei racconti sulla formazione adolescenziale appare riduttivo, scontato. Certo è che quando si affronta un tema delicato e struggente come la ricerca dei propri legittimi legami, si avverte più che mai la responsabilità del tocco e sugli autori gravano maggiori responsabilità sul mezzo che giustifica il fine. Si può sbattere contro il muro franoso del patetismo. Ma è un rischio che non esiste affatto al cospetto dello stile asciutto ed essenziale dei Dardenne. E così ci si lascia conquistare e incantare da Cyril (Thomas Doret), il piccolo protagonista della nostra storia. Chiuso in un istituto per l'infanzia, dopo che ha perso la nonna che lo accudiva, reclama a gran voce il diritto di rivedere suo padre. Che lo ha dimenticato un pò perchè è incapace di mantenerlo e un pò perchè è attratto dalla possibilità di rifarsi una nuova vita, ripartendo da zero con un'altra famiglia. E allora il ragazzo scappa, motivato da una rabbia giovane che lo costringe a non accettare l'abbandono, illudendosi che in fondo sia possibile tornare a vivere con il genitore che lo respinge. In questo suo disperato cercare e girovagare il ragazzo si imbatte in Samantha (Cecile De France), giovane parrucchiera con la vocazione di fata. La donna intuisce il disagio e il forte battito di un cuore ovattato dal risentimento, offrendo conforto e ospitalità al monello. Le attenzioni, tuttavia, non bastano a placare l'animo turbato del ragazzo che si lascia intrappolare dalle insidie della strada e del suo Lucignolo: un bulletto di quartiere alla ricerca di manovalanza incensurata per i suoi loschi traffici. Eventi imprevisti turberanno la quiete, anche se il piccolo sarà comunque destinato ad un surrogato di felicità.
Favola insolita, piccolo grande film, dal respiro europeo, che regala gioie ed amarezze. La matrice collodiana si ribalta: un Geppetto snaturato rifiuta il suo burattino sgambettante che non ha occhi e cuore se non per il suo eroe lontano. I momenti più duri del film sono anche quelli più intensi. Nel dolore del ragazzo che, tradito dagli eventi, trova lo sconforto dell'autolesionismo ci si ritrova col cinema più autentico, che si aggrappa al cuore dello spettatore. Bravissimi i protagosti, straordinaria la rinuncia degli autori a qualsiasi compromesso romantico. Messa in discussione la pietà filiale e l'amore paterno. Ma tornando in casa, accidenti, si avverte tutta l'importanza di uno sguardo dolce e di una necessaria carezza.
Cinema Opera, Barletta - 23 Maggio 2011 |