Anche i tarantiniani più accaniti e pazienti dopo essere stati travolti dalla pesante onda d'urto di questo "Bitch Slap", dovranno ammettere i danni provocati dal leader e dall'effetto nostalgia che ci sta portando irrimediabilmente verso un punto di non ritorno. Cinema "Grindhouse", destinazione Drive-in (ma qui da noi non esistono), da gustare senza troppe pretese: pellicola sporca, approssimazione come risorsa irrinunciabile per il low-budget e omaggi, citazioni, pacche sulla spalla, strette di mano compiacenti e mani raccolte in preghiera verso quelli che il vero cinema lo hanno conosciuto, grandi assenti in questo momento di sconforto. Frizzante ed esplosivo come l'effetto congestionante di una bibita ghiacciata sotto l'arsura estiva, "Bitch slap" si preannuncia con una lunga lista di modelli di riferimento ben delineati: l'Exploitation dei mitici '70, il cinema delle "maggiorate" (il termine fu coniato da Vittorio De Sica sessant'anni fa) con pantaloncini aderenti e reggiseni sacrificanti lanciato da Russ Meyer (che, è giusto saperlo, si era formato come cinereporter sul fronte di guerra), l'action movie rivisto e corretto proprio dal guru Quentin T. con rimescolamenti orientaleggianti: katane, jo-jo boomerang taglienti, fucili che crivellano come piccoli cannoni. Ma la storia non c'è o, se vogliamo, è davvero irrilevante rispetto all'unica cartuccia a disposizione del regista (lunga militanza per il piccolo schermo): spettacolarizzare l'ovvio attraverso flashback improbabili, abuso del croma-key e distorsione assoluta della realtà. Svuotato nell'essenza filmica, la storiella si dipana quasi tutta attorno ad un set unico: una landa desolata nel cuore del deserto dove tre ragazze combattive, novelle amazzoni su tacchi a spillo, scatenano una guerra assurda per una questione di droga. Le pallottole svolazzano così come i cazzotti e i colpi bassi ai danni di un brutto ceffo maltrattato al quale si uniscono altri strambi personaggi da circo che interrompono gli intermezzi scoperecci in cornice lesbo. Fra sprechi di ralenty, split screen e qualche dolly tanto per gradire le tre ragazze ben attrezzate da madre natura espongono la mercanzia adeguandosi ad una bassa gradazione erotica, appiattita da scene di sangue, stemperate per così dire da un'assurda e noiosa atmosfera grottesca. Lo spettatore esigente farebbe meglio a tenersi alla larga, nonostante serbi in cuor suo simpatie filo-tarantiniane. La dotazione è standard, non certo super come il titolo traditore lascia immaginare. Ed un bagno al chiaro di luna è più salutare di una sala refrigerata artificialmente, condivisa con pochissimi compagni di sventura.
Uci Cinemas, Molfetta - 31 Luglio 2011 (Barisera)
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