Ma quale pianeta delle scimmie, siamo sulle strade di San Francisco e non è nemmeno l'alba. L'indizio è confermato dalla bella cartolina del Golden Gate Bridge sul quale si consuma il più classico degli epiloghi blockbuster, che manda in malora le buone premesse costruite nei minuti precedenti. Richiamati da un capo branco nel cui sguardo si leggono i traumi di una disumanità vissuta fra esperimenti in laboratorio e segregazione in cattività in un istituto d'accoglienza trasformato in lager, scimmie d'ogni razza si scatenano in una drammatica rivoluzione. Come si è potuti arrivare a tutto questo? E' accaduto che il solito istituto farmaceutico, pur di gonfiare i profitti, ha pensato bene di creare un virus benigno da testare su alcune scimmie. Scopo della ricerca: trovare un farmaco per curare l'Alzheimer. In effetti il nuovo ritrovato migliora incredibilmente le capacità cerebrali degli animali, ma non ne placa la ferocia. E così il dottor Rodman (James Franco), titolare della ricerca, vede svanire d'un colpo la possibilità di curare il padre affetto dalla malattia e quella di convivere con Cesare, lo scimpanzè accolto in fasce, che gli viene sottratto in seguito ad un'istanza del tribunale, su segnalazione dei disperati vicini di casa. Non c'è tempo per ricucire ferite e strappi al cuore: la specie umana è destinata, per questioni d'infamia, a viaggiare in solitudine per la sua strada. E quando le scimmie si coalizzano, beneficiando del farmaco che allarga gli orizzonti, sarà troppo tardi per evitar danni. La città sotto scacco reagisce con la cavalleria ai dardi scoccati dalla squadra di King Kong.

Il cinema americano in crisi di idee facilita le rispolverate ma la profetica penna di Peter Boulle, l'autore di un romanzo di fantascienza del 1963 che si è visto annacquato fra serialità cinematografica e televisiva, giace inerte, piegata al volere del mercato. Tuttavia questo prequel sconfessa legami di parentela diretta con il celebre filone nostalgico, al quale dieci anni fa si aggrappò suo malgrado un Tim Burton in vena di remake. La pellicola fotografa la logica assurda delle sperimentazioni genetiche mosse più dagli indici di borsa che dall'ottimizzazione della qualità della vita. In un teatrino drammatico e cruento il discendente infame chiamato uomo calpesta le leggi di natura e, quindi, è giusto che ne faccia le spese. Pur facendo a meno di proclami ideologici e di sermoni educativi, il film ristagna le sue buone intenzioni nell'inerzia del supermarket emozionale che piace tanto ai divoratori di popcorn e bibite gassate. Tuttavia, se non si va tanto per il sottile, ci si può anche divertire. Il processo di umanizzazione delle scimmie rivive attraverso le occhiatacce raggelanti lanciate dal protagonista Andy Serkis (il Gollum della Trilogia di Tolkien), che conferisce allo scimpanzè Cesare, sfumature toccanti. Lo scienziato coi rimorsi James Franco si affeziona al suo cucciolo come Depardieu al piccolo Cornelio in "Ciao maschio". Ma Ferreri, si sa, se ne sta davvero tranquillo su un altro pianeta. Si rivede con piacere dopo lunga assenza il grande John Lithgow, in splendida forma. Segnali inquietanti lasciano presagire dopo l'alba un tramonto. La giornata è lunga, le idee originali poche. Le scimmie torneranno, statene pur certi.

Uci Cinemas, Molfetta - 26 Settembre 2011