L'ennesimo cinepanettone figlio della crisi, aggravata dagli ultimi bollettini di guerra legati a quisquiglie di spread e debito pubblico, resta rancido nonostante i tentativi di affinare la formula. La banda De Sica si ritrova ancora una volta a Cortina, luogo del primo misfatto (in effetti il magico e redditizio impasto nacque in Val Pusteria nel 1983) ma in formazione vistosamente rimaneggiata (spazio alle nuove leve e alle meteorine). Evitabili e superflue le trasferte caraibiche e i viaggi da cartolina, visto che è venuta meno anche la possibilità concreta di mettersi in viaggio. Gli italiani vessati dalle incertezze e da un futuro nebuloso possono tranquillamente farsi quattro risate in casa, senza varcare le frontiere. Anche se Cortina non è certo meta sicuramente alla portata. Ed ecco allora le solite storielline incrociate: Christian De Sica, brillante avvocato romano, che decide di mettere la testa a posto e chiuderla definitivamente con tradimenti e scappatelle, per potersi finalmente dedicare alla bella moglie Sabrina Ferilli. Ma la commedia degli equivoci non perdona e scombina i programmi. Convinto d'essere stato fatto becco, l'impenitente Christian cercherà di salvare faccia e onore pur di rintracciare il suo misterioso rivale in amore (ma è tutta una messinscena, presa pari pari da un vecchio film di Tognazzi regista). Ivano Marescotti, faccendiere incaricato di portare a termine un importante affare che potrebbe salvare le sorti energetiche dell'Italia, trova sulla sua strada un autista siciliano pasticcione (Dario Bandiera) e donnaiolo che sarà causa di micidiali incidenti diplomatici (questo spunto viene almeno da una decina di vecchi film). Ricky Memphis e signora si aggiudicano un last minutes su internet in un resort cinque stelle lusso, per far morire d'invidia i rispettivi cognati, ospiti della stessa struttura a prezzo pieno. Grazie alla loro simpatia e alla provvidenziale fortuna, riusciranno a non spendere un euro, vivendo d'ospitalità a stretto contatto con l'alta società riunita per il capodanno a Cortina. Finale emblematico che coincide con la lezione di vita recitata dalla voce fuori campo di uno stanco e rassegnato De Sica, dopo tuffi carpiati a doppio avvitamento sul trampolino dell'adulterio: "morto un papi se ne fa un altro".
Ci si soffermava in questi giorni sulla caduta vertiginosa del film di Natale, penalizzato dall'incertezza dell'incasso sicuro, e dall'impennata concorrenziale dei blockbusters americani, circostanza che torna a mortificare il prodotto made in Italy. Colpi bassi inferti allo spread dell'industria cinematografica di casa. Sarebbe invece più opportuno meravigliarsi del fatto che questo marchio di fabbrica abbia superato da anni le dieci primavere macinando milioni di euro e tornare invece a preoccuparsi di una rifondazione. Nonostante la sceneggiatura curata dai Vanzina (un necessario ritorno alle origini) faccia a meno di trivialità e comicità di bassa lega (oddio, non è che ci sia un accumulo di finezze), il cinepanettone del 2011 provoca sorrisi appena abbozzati. Con De Sica, vittima di sventure prostatiche, che alza bandiera bianca e una Sabrina Ferilli matronale e spigolosa che purtroppo non sono mica Giannini e la Melato. E il senso delle novelle ricicla ancora una volta scene di lotta di classe sul Lungotevere, riaggiornate sotto il cielo degli Ipad e di Facebook con Bob Sinclar alla console. Se il film di Natale va considerato come lo specchio dei tempi del nostro paese, si può parlare tranquillamente di frantumazione: le scelte scriteriate che Bocca avrebbe definito "nazionalpopolari" stavolta raschiano il fondo del barile. E così fra pubblicità occulte e prodotti di consumo in primo piano, c'è la desolante e mortifera sfilata dei "vip" convenuti a casa di Alfonso Signorini, novello Trimalcione e ambasciatore del nulla. La stoccata vincente viene proprio dal malizioso truccatore che ha conciato l'attore Ivan Tomasevic, nel ruolo del magnate russo del petrolio, come il patron Aurelio De Laurentiis. Che, se ha gradito, può contare su una consistente e benefica porzione di autoironia da cui poter ripartire dopo il default.
Cinema Impero, Trani - 19 Dicembre 2011 |