Trasformato in una strenna natalizia, anche il povero e brillante investigatore di Baker Street, nato dalla penna di Conan Doyle per essere rielaborato "alla moda" del cinematografar agitato di Guy Ritchie, rischia di adeguarsi alla sbornia della globalizzazione. L'appuntamento fisso di fine anno più che un rito scaramantico suona più come una ghiotta opportunità. Ma, dato il recente sconcertante vuoto filmico, questa seconda puntata "a gentile richiesta" rischia di rivelarsi l'unico cavallo vincente nel puntuale assalto al botteghino dell'ultima corsa. Senza infamia e senza lode, con alcune sbavature evidenti, segue alla lettera la regola del detto "squadra che vince, non si cambia", con rincaro di dose. Il prode Guy Ritchie chiama in causa nuovi personaggi, cerca di aumentare il numero di scazzottate e scene d'azione (se non fosse per i doveri di penna, il protagonista potrebbe traslocare in Oriente riagganciandosi al kung fu movie classico), abusando con l'utilizzo del "ralenti", involontario omaggio alla moviola di Carlo Sassi. Ma il romanzo ispiratore (brandelli del racconto "L'ultima avventura" incluso nell'antologia "Le memorie di Sherlock Holmes") è ridotto ai minimi termini e gli spostamenti frequenti, in lungo e in largo da una parte all'altra di un Europa ricostruita artificialmente, variano il campo d'azione ma non il succo della vicenda. Questa volta il brillante investigatore è alle prese con i numerosi e frequenti attentati dinamitardi che stanno sconvolgendo gli equilibri politici delle nazioni. La pista anarchica non regge. Dietro questa oscura macchinazione si nasconde un raffinato genio criminale pari solo allo spessore investigativo di chi ha il compito di scoprire le carte. E così ben presto Holmes e il fedele collaboratore Watson si accorgono che il vero responsabile è l'esimio professor James Moriarty, folle matematico nonchè futuro nemico pubblico numero uno di Londra. Inizia la partita scacchi, giocata all'ultimo sangue. Mosse vincenti: deduzione e rapidità di esecuzione. Il brillante investigatore si destreggia nell'alternanza di finali a sorpresa, appena in tempo per promettere al suo pubblico un prossimo ritorno, lasciando la porta spalancata.
Vivacità e ritmo rappresentano l'unica soluzione possibile da parte del regista per stiracchiare oltre il possibile una sceneggiatura che dopo una partenza brillante si appanna in sbalzi temporali e scenografici dove in verità accade ben poco. I nuovi personaggi contribuiscono in maniera piuttosto limitata, mentre il nuovo "villain" Moriarty più che dalla penna di Conan Doyle, sembra adattarsi all'impronta di Ian Fleming. Un simpaticissimo Robert Downey Jr. fra intuizioni e botte da orbi, gioca la carta del diabolico travestimento, facendo il verso a Peter Sellers e al suo indimenticabile ispettore Clouseau. Anche stavolta insomma i realizzatori sembrano divertirsi più degli spettatori costretti a mandar giù una mezz'oretta di troppo. Il finale aperto conferma le possibilità fruttifere di un prodotto seriale. Per cui fra due anni (o forse prima) ci ritroveremo tutti qui, convocati per la momentanea quadratura della trilogia provvisoria.
Cinema Impero, Trani - 25 Dicembre 2011 |