Si parte subito con una singolare e destabilizzante incursione nella Parigi di fine '800, che fa credere allo spettatore di aver sbagliato sala. I fratelli Lumière hanno appena inventato il cinema e si chiedono cosa filmare. Dopo le prime esitazioni pensano che nulla sia più interessante dell'obiettivo della cinepresa a manovella rivolto su un corpo femminile nudo. Come spesso accade quando si parla di Brizzi e Martani, si smette di parlare di cinema dopo i primi cinque minuti. Le incursioni di un singolare Filippo Timi in veste di attore brillante e alcuni simpatici titoli animati come si usava nei film a episodi degli anni '70 chiariscono subito dove si andrà a parare. In "Com'è bello far l'amore" si parla di fantasie sessuali, rapporti messi in crisi da mancanza di inventiva e nuove frontiere della trasgressione. La coppia De Luigi/Gerini, impigrita da vent'anni di matrimonio alle spalle e da un figlio adolescente con problemi analoghi con la sua coetanea, viene un pochino vivacizzata dal tempestivo arrivo di Filippo Timi, appunto, che di mestiere fa il pornodivo e che è un vecchio compagno di liceo. Dapprima in incognito e imbarazzato, ma in verità legatissimo da un forte e pulito rapporto di amicizia con la signora, l'esperto "amante di mestiere" riuscirà a risolvere la crisi sessuale dei due coniugi e a sistemare anche all'occasione i problemi di cuore del loro figlio unico. Lezioni in piena regola, con farseschi ritmi blandi che porteranno scompiglio e divertimento ma che serviranno a rivitalizzare le armi in disuso della passione e della conquista. Salutato come un eroe piovuto dal cielo, il pornodivo "sessuologo" toglie il disturbo.

Senza nulla togliere alla generosità degli interpreti, un Fabio De Luigi che ricicla perennemente il ruolo del quarantenne imbarazzato e intimidito e una Claudia Gerini supersexy nei panni di casalinga fatale tentata dal burlesque, è proprio l'impianto concettuale di Brizzi e Martani ad allontanare lo spettatore dalla condivisione di siffatta materia. Nonchè l'ambiguità di un'operazione fuorviante: spacciato per un film d'intrattenimento per famiglie, barcolla fra il pecoreccio e uno script assurdo (Brizzi/Martani/Agnello) dove tutto è programmato a tavolino, tranne il buon gusto. Il pretesto di sciacquare in farsa il tema scabroso dell'indolenza matrimoniale e di esorcizzare argomenti tabù sortisce l'effetto contrario. Denso di volgarità gratuite e di squallidi espedienti destinati magari a solleticare le aspettative di un pubblico di fascia giovanile, il film naufraga fra abuso di "truka", effetti speciali di matrice televisiva che ben poco hanno a che fare con la nostra tradizione. E la mancanza di risate di sottofondo sta a confermare che è solo una visione allargata di una sit-com di lusso, più pretenziosa che genuina. Prevedibile dispendio di mezzi,  confezione ricca, apparizioni a sorpresa. Ma lustrini e pajettes non bastano a colmare il vuoto. Film scandaloso e non per la natura degli argomenti trattati.

Uci Cinemas, Molfetta - 13 Febbraio 2012 (Barisera)