Accogliamo a braccia aperte il debutto di Fabrizio Bentivoglio dietro la macchina da presa, tenendo tuttavia a precisare che l’emozionante scambio di mansioni era comunque già avvenuto quasi dieci anni fa con un cortometraggio (“Tipotà”, 1999) che per oscure ragioni solo pochi intimi ebbero modo di apprezzare. “Lascia perdere, Johnny!” è un progetto che nasce in realtà dalla lunga e fruttuosa collaborazione di Bentivoglio con il gruppo musicale degli Avion Travel (che curarono appunto la colonna sonora di quel piccolo film); fra racconti di osteria e appunti di viaggio il bravo Fabrizio ha potuto mettere in cascina una biografia autentica, vivacizzata da impressioni, immagini e aneddoti di una generazione italiana vissuta col fardello pesante di quell’artigianato musicale frequente negli anni ’70. I carichi di speranze rendevano meno amaro il malessere e il disagio dell’emarginazione meridionale; i ragazzi del paesino mitizzavano frequentemente i loro idoli e si spostavano con strumenti musicali sotto il braccio fra sagre e feste di piazza sperando che per la gente la loro potesse essere considerata una professione seria. E’ così che prende vita la storia del giovane Faustino Ciaramella (Antimo Merolillo, straordinario esordiente), figlio unico di madre vedova, che nel torpore della Caserta del 1976 muove i suoi primi, timidi passi nel campo musicale. Ha diciotto anni e rischia di partire per il servizio militare, ma nel frattempo suona la chitarra nella squinternata orchestra di Falasco (Toni Servillo), un maestro-bidello sui generis, e sogna il grande passo lasciandosi suggestionare dalle chiacchiere di Raffaele Niro (E.Mahieux), un inaffidabile e superficiale impresario locale che dice di avere un asso nella manica. La carta vincente è rappresentata dalla visita del grande maestro Augusto Riverberi (F.Bentivoglio) che nella prospera e movimentata Milano di quegli anni ha fatto furore sui palcoscenici e nelle case discografiche. L’arrivo di questo grande talento musicale sconvolgerà l’estate di Faustino e dei suoi coloriti compagni di avventura; nasce per l’occasione la “piccola Orchestra Riverberi” che fra intoppi e soddisfazioni inattese (una partecipazione in diretta televisiva a “Senza rete”, popolare trasmissione Rai) porta a termine una straordinaria tournèe estiva. Il carico di illusioni si rivelerà pesante e indigesto per il povero Faustino costretto ancora una volta a fare i conti con le dimensioni ridotte della sua realtà. In un’inospitale e plumbea Milano che Milano non è (capita infatti a Rho, che gli ricorda la sua Caserta) dove sta portando a compimento un illusorio viaggio della speranza sulle orme del maestro Riverberi, che nel frattempo si è dileguato tornando al mondo che gli compete, il povero ragazzo solo in una stanza di un motel scrive una lettera alla madre…
Film dolcissimo ed imperdibile, “Lascia perdere, Johnny!” è il racconto sincero di un’Italietta passata fra radio accese e giradischi a tutto volume, fra colletti sproporzionati da stirare e sogni da accarezzare. Ineccepibile e straordinario si rivela il lavoro fatto da Bentivoglio sulla riproduzione estetica di un periodo particolare della nostra storia, cui nulla è lasciato al caso. Al di là dei meriti della ricostruzione l’attore regista riesce ad amministrare con garbo le numerose risorse artistiche di una scuderia grandi firme: dai fratelli Servillo (ci sia consentito un plauso a Peppe, voce storica degli Avion Travel, nei panni del cantante miope) alla brava Lina Sastri, al commuovente Ernesto Mahieux per finire al giovane Antimo Merolillo che dà ampio respiro al non facilissimo ruolo di giovane protagonista.
Benchè la struttura episodica degli eventi (alcuni divertentissimi) appaia spesso troppo simile ad un amarcord casertano di felliniana memoria e l’uso smodato della voce fuori campo (ci risiamo!) sottragga freschezza ed originalità, il film è in definitiva gradevolissimo e alza la media recente di un cinema che si affatica spesso a trovare una legittima visibilità. Ci sono pochissime cose inventate: il film è la biografia autorizzata di Fausto Mesolella, chitarrista storico degli Avion Travel. Una storia come ce ne sono tante, benché non è detto che tutte siano così divertenti come questa.
Cinema Opera, Barletta - Novembre 2007 (Barisera) |