Impacchettati in uno zaino e scaraventati in fasce da un'auto sgommante sulla soglia di un orfanotrofio, tre vispi e strambi poppanti vengono accolti dalle amabili consorelle dell'istituto che per loro esauriscono amore e pazienza nel giro di un biennio. I tre ragazzi più che terribili non mostrano segnali minimi di intelligenza: più portati verso i lavori pesanti, data la leggerezza dei rispettivi cervelli. Sono Moe, Larry e Curly: il primo, con un nerissimo caschetto nero, recita la parte del leader; gli altri due soccombono come possono alla legge del più forte. Ma il richiamo al dovere si fa sentire quando sull'orfanotrofio incombe la minaccia di chiusura per troppi debiti con le banche. Se entro trenta giorni non si trovano fondi utili per risolvere la crisi finanziaria, i tre marmittoni potranno dire addio alla loro casa insieme agli altri poveri orfanelli. Inizia la missione per conto di Dio, ovvero l'anticamera del disastro perfetto. Giunti in città come pesci fuor d'acqua i tre curiosi compari manderanno a monte il disegno criminale di una coppia di amanti, metteranno a soqquadro le corsie di un ospedale, si imbucheranno in un party esclusivo che andrà a finire male. A questo si aggiungerà la momentanea soperazione di Moe dal terzetto, coinvolto in un reality assurdo che si rivelerà provvidenziale. Lieto fine come nelle belle favole, senza rinunciare ovviamente agli strascichi della farsa.
Il titolo italiano non rende giustizia agli originali "Three Stooges", terzetto comico operativo già negli anni '30, alternatosi fra televisione e cinema con frequenti modifiche di equipaggio. Comici demenziali e maneschi, in bilico fra comicità perenne e tragedia involontaria, alle prese con esilaranti gags mimiche che hanno fatto scuola (qui da noi con i Brutos, ad esempio). Il termine "marmittone" rimanda al filone da caserma ma qui di esso vi è ben poco, trattandosi infatti di una libera interpretazione che poco si sposa con i disastri ciclici commessi dalle tre zucche vuote. Nelle mani dei Farrelly Bros., celebri per aver inventato la comicità politicamente scorretta di Jim "faccia di gomma" Carrey, la cattiveria messa in preventivo, si rivela addirittura non pervenuta. Un altalenante ma sostenuto ritmo comico ne assottiglia la destinazione d'uso per un pubblico di ragazzi, facilitando tuttavia l'effetto garantito dalla mancanza di trivialità e dalla capacità da parte degli autori di riproporsi come giocolieri dell'assurdo. Bravi i tre attori protagonisti, sulle cui spalle ricade il compito non facile di sincronizzare martellate, ditate in faccia e ceffoni multipli, tenendo sotto controllo la prevedibilità e il gradimento da parte dello spettatore. Spicca nel terzetto il ciccione Will Sasso con la faccia sempre impegnata in faccette e ginnastica degli zigomi a sottolineare un campionario vastissimo di stati d'animo: sofferenza, stupore, aggressività e paura. Nella svendita estiva un film come "I tre marmittoni" rischia di perdersi per strada. Ma un'occhiata, anche distratta, tuttavia se la merita. Pur coinvolti in un assurdo e improbabile processo di attualizzazione i tre folli orfanelli provocano risate sincere. E nell'economia generale l'assenza di rimpianti è stimolata da un sano e forte connubio fra slapstick e romanticismo e dal trionfo evidente di buonismo e semplicità.
UCI Cinemas, Molfetta - 30 Giugno 2012 (Barisera) |