Cam Brady (Will Ferrell) è un professionista della politica che ha tagliato il nastro dei quattro mandati; per non perdere il suo "posto di lavoro" pensa bene di ricandidarsi alle amministrative del quattordicesimo distretto (Carolina del Nord), sicuro di essere rieletto. Ma un impiccio di natura, diciamo così, "ormonale" (un caldo messaggio lasciato incautamente nella segreteria telefonica di una casalinga devota, sua elettrice) gli fa perdere punti. Due avidi e spietati industriali (Dan Aykroyd e John Lithgow) pensano allora di mettere a frutto questa boccaccesca defaillance ricavandone un tornaconto economico, caldeggiando la candidatura a sorpresa del povero Marty Huggins (Zach Galifianakis), goffo direttore del dipartimento turistico, il quale si rivela ben presto impreparato a lottare contro un vecchio marpione delle campagne elettorali. I due magnati però affidano il "restyling" massmediologico del nuovo candidato ad un esperto del settore e il baffuto e imbranato Marty si ritrova, senza volerlo, nel pieno di una infuocata battaglia a caccia dell'ultimo consenso. Fra i due infatti si instaura una lotta grottesca ed esagerata dove l'insulto assume un sapore di zucchero. Fra spot elettorali all'ultimo sangue, trappole e calci nella pancia, ci sarà da divertirsi. Fino all'epilogo non proprio scontato dove avrà la meglio il salvifico intervento della sana passione politica.
"The campaign", diretto dal regista seriale Jay Roach ("Austin Powers" e "Meet the parents"), specialista in commedie dal doppio fondo (risate e cattiverie), mette a nudo, ovviamente in chiave grossolana, con buona alternanza di eccessi condotti con lampi di genialità, il mondo legato ai guru dell'immagine, ai ripulitori di coscienze ed esistenze in situazioni ideali come quelle legate alle campagne elettorali. Nel triste carosello della caccia allo scandalo e nello svuotamento dei vizi privati legati ai propri avversari politici, tutto diventa lecito anche una soluzione "italian style" (alla Mimì metallurgico, diciamo), come quella di concupire la sgraziata moglie dell'altro candidato per rimbalzi di popolarità. In questo indicibile duello, regolato dal termometro di sondaggi e proiezioni l'epicentro di una crisi morale viene ad essere, sempre e comunque, la dabbenaggine di una classe elettorale strumentalizzata il più delle volte da informazioni manipolate. Ovviamente ideologia e appartenenza politica restano dettagli fuori dal contesto. Il film accarezza temi seri, sfiorandoli appunto con la risata grassa e la farsa dai toni vivaci. Will Ferrell e Zach Galifianakis si divertono a darsele di santa ragione fra un notiziario e l'altro, mentre le rispettive mogli seguono il loro vertiginoso balletto scorretto inseguendo le ragioni dell'opportunismo o preservando l'ingenuità. Nell'allegra brigata, nelle seconde file, si ritrovano vecchie glorie come Dan Aykroyd, Brian Cox e John Lithgow. E il clima surreale tuttavia ci è di conforto: a conti fatti la realtà, in questa politica dove le immagini contano più della stessa verità, supera di gran lunga l'immaginazione. Il ritrovato entusiasmo in un film che diverte per gran parte della sua durata ci riporta involontariamente alla commedia scatenata e frizzante di John Landis. Nelle sue mani tutto questo materiale sarebbe stato un preludio per un capolavoro. In questo caso ci si limita a riassaporare il piacere di ridere di gusto al cinema, particolare non trascurabile.
Cinemars, Andria - 21 Settembre 2012 |