Regista prolifico ma discontinuo, Steven Soderbergh, sembra ormai destinato, al giro di boa, ad affinare la pregevolezza tecnica, sacrificando o semplificando la struttura narrativa dei suoi film e, all'occorrenza, a lanciare nuovi talenti. "Magic Mike" sembra uscito dal cilindro di un altro, se non fosse per quella sua bacchetta magica inequivocabile che regola inevitabilmente fotografia e montaggio. Veri e propri marchi di fabbrica del "Soderbergh touch", nonostante vengano attribuiti quasi sempre a nomignoli di fantasia. Tuttavia dopo le incrinature di "Contagion" e "Haywire", il vecchio Steven pare volersi riparare al coperto, sotto la tettoia del consenso popolare. "Magic Mike" sembra essere infatti un instant-movie dedicato ai figliastri di un Dio non proprio minore: trentenni palestrati, che hanno magari mestieri di fortuna, ma che di notte si riuniscono in un allegro localino di Tampa (Florida) per divertire con spogliarelli e misfatti osceni simulati un partecipe pubblico di donne in cerca di emozioni forti. Sotto la direzione dell'astuto Dallas (Matthew McConaughey), leader del gruppo nonchè autore delle spettacolari coreografie, ad esempio, il giovane Mike (Channing Tatum) incamera dollari nella cassaforte e sogna in segreto un futuro da imprenditore, per chiudere con questa sporca vita. Il gruppo comprende altri elementi, veri e propri maghi e incantatori dagli scuotimenti pelvici, che fanno la fortuna del locale, deliziando gli addii al nubilato con balletti vietati ai minori. Quando nella banda entra anche casualmente il diciannovenne Adam (Alex Pettyfer), un bravo ragazzo accudito dalla più matura sorella Brooke (Covy Horn), l'amalgama comincia ad infrangersi, qualche brutto incidente di percorso pone ostacoli sulla strada del progresso economico, gli spogliarellisti cominciano a specchiarsi, e non per ammirarsi. I soldi facili che non assicurano la felicità trasformeranno il sogno americano in un miraggio. E il riscatto ci sarà, ma  destinato ai pochi in grado di coglierlo.

Buone le coreografie, simpatici i siparietti musicali, elegante il gioco di luci con cui Soderbergh illumina gli esterni; ma il film a volte assume la consistenza di una puntata televisiva. Benchè il tema del film scongiuri a priori approfondimenti e lo spettatore si ritrovi pervaso dalla semplice opportunità di cogliere questa singolare forma di divertimento, il campo si restringe sul mastino della situazione, il bravissimo Matthew McConaughey, che domina con discrezione, senza togliere spazio ai più acerbi Channing Tatum (che era già nel sup film precedente) e Cody Horn, sui quali aleggiano beneauguranti margini di crescita. Tutto questo non basta a stemperare alcune lungaggini e una monotonia di fondo, derivante appunto dalla scarsa consistenza dello "script". La legge del massimo risultato con il minimo sforzo anche stavolta ha trovato l'ennesima conferma. Con un budget che non ha superato gli 8 milioni, nei primi giorni di programmazione il film ne ha portati a casa quattro volte tanto. L'autore di nicchia, che ha fatto sempre film per se stesso a parte quelli di natura alimentare, è tornato a riempire gli anfiteatri. Una boccata d'ossigeno per proseguire, si spera, quel cinema di sostanza che gli è sempre appartenuto.

Cinema Alfieri, Corato - 23 Settembre 2012