Alla stregua dello stesso George Clooney che gli ha coprodotto il film, anche Ben Affleck procede di buon grado verso una sua personale maturazione, confermando le buone qualità nell'utilizzo della macchina da presa. Terza esperienza da regista, dopo gli ottimi "Gone baby gone" e "The town", "Argo" vorrebbe essere un thriller politico di ricostruzione, ma che si svincola presto diramando le sue potenzialità ben espresse attraverso gli alleggerimenti da buona commedia e i ritmi concitati della fedele cronaca dei fatti. Basato quindi su una storia vera, il film cerca di raccontare con attendibilità estrema un'operazione segretissima della Cia avvenuta a Teheran, in seguito alle rivoluzioni dell'autunno caldo del 1979 con le violente proteste davanti all'ambasciata americana. Asserragliati e, ormai indifesi e privi di copertura, sei diplomatici statunitensi riuscirono a sfuggire al sequestro e a rifugiarsi nell'abitazione dell'ambasciatore canadese, dove trascorsero giorni difficili in totale clandestinità. Con il paese blindato e la possibilità di finire nella violenta rete di processi sommari, lo "specialista" Tony Mendez (qui interpretato dallo stesso regista) dovette inventarsi la classica operazione infallibile per riportare sani e salvi a casa i prigionieri. L'intuizione geniale fu quella di fingere la realizzazione di una pellicola hollywoodiana per recuperare i diplomatici in qualità di maestranze di un set inesistente. Il film improvvisato dai servizi segreti si chiamava "Argo", era un polpettone fantascientifico ambientato in lande desertificate: gli iraniani dovevano semplicemente abboccare all'amo e sorridere alla magia del cinema. Non tutto andò come previsto, ma l'operazione venne svelata qualche anno dopo dalla diplomazia canadese coinvolgendo anche eccellenze dell'industria di celluloide (fra questi un truccatore premio Oscar).
Hitchcokiano nelle premesse (che vanno a buon fine), serio e rigoroso in una cura maniacale per la ricostruzione esatta dei fatti storici (vedere per credere il bellissimo raffronto sui titoli di coda di foto d'epoca e immagini riprodotte), "Argo" vanta una forza strutturale che porta per mano lo spettatore in un curioso salto temporale dove la tensione è palpabilissima e si sviluppa, grazie al cielo, in termini di buon intrattenimento. Affleck si ritaglia ovviamente il personaggio chiave: l'eroe solitario che, a differenza del John Rambo di Morrell antepone l'intuizione mentale alla forza fisica, smontando a piacimento l'intelligence orientale che mostra crepe vistose nel sistema organizzativo. Oscurando la propaganda e l'orgoglio nazionale, "Argo" va al sodo adeguandosi ad esempio sotto certi aspetti al "Munich" di Spielberg: ritmo serrato, narrazione formidabile e tensione alle stelle. Il cast è di prim'ordine: affiancato da Alan Arkin e John Goodman, Affleck non lascia nulla al caso e spiana la strada per meritati riconoscimenti di critica. La questione del film fantasma che fu mai realizzato scatena l'immaginazione di cinefili e collezionisti. Di "Argo", pellicola "prodotta dalla Cia" restano curiosi storyboard, locandine su "Variety" e frasi di lancio. Ma la sceneggiatura esiste eccome. E potenzialmente non ha nulla da invidiare ai filmetti di genere che furoreggiavano in quegli anni fomidabili.
Cinema Opera, Barletta - 10 Novembre 2012
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