Il cinepanettone si aggiorna, si svecchia, azzarda pure una ripulita, ma in sostanza si ricicla. Due episodi slegati (in gergo "movie movie"), che fanno volentieri a meno dell'ambientazione e dell'atmosfera natalizia, appendici di quei micidiali manuali d'amore tirati con la molla fino ad una esasperante trilogia. Il produttore perde il pelo, insomma, ma non il vizio, tra l'altro propinando due polpettine fatte con gli insipidi avanzi di tanto cinema italiano medio del passato. Nel primo episodio Christian De Sica, barone della medicina in una esclusiva clinica romana, per sfuggire ad un'indagine per evasione fiscale, si impossessa degli abiti talari di un paziente e si finge prete, rubando l'identità del vero sacerdote che ha perso la memoria, atteso (guarda caso) in un ridente paesino in Trentino. Incapace di dire messa senza collegarsi a youtube, improvvisa funzioni gospel, ascolta con curiosità le confessioni dei suoi parrocchiani e va ad innamorarsi di una bella ragazza (Luisa Ranieri), maresciallo della benemerita, che lo ha salvato dall'annegamento, ma per non essere scoperto, non sa se svelare la sua vera identità o continuare a nascondersi... Nel secondo episodio un impeccabile e serioso ambasciatore (Greg) presso la Santa Sede, che parla un italiano forbito, si infatua invece di una pescivendola dei mercati generali (sembrerebbe un omaggio a "Colpita da improvviso benessere" di Giraldi, ma forse il regista manco lo ha visto) e per conquistarla senza rendersi ridicolo, accetta delle lezioni di "romano coatto" dal suo autista (Lillo). Il tutto fra situazioni assurde e goffe, scambi di persona e improbabili improvvisate lessicali in romanesco trash.
Le buone intenzioni dell'artigiano Neri Parenti, condannato da decenni ormai a fare il film da mettere sotto l'albero (presumibilmente per l'ultima volta), si esauriscono in fretta; la lodevole rinuncia alla trivialità più plateale e la riscoperta di principi elementari della commedia dei buoni sentimenti calcano la mano nel farsesco, dando vita breve ad un dimenticabilissimo filmetto dove si ride poco e con maggior convinzione soltanto nel secondo segmento. I mattatori televisivi Lillo e Greg portano a casa il risultato nelle improbabili traduzioni in italiano di indicibili frasi coatte, pur non andando oltre gli sketch di un telefilm. Ma gli impietosi sceneggiatori (pare che anche Massimo Gaudioso sia stato della partita, rinunciando alla firma) stavolta, pur tirando a lucido uno specchio che resta opaco, non riescono ad evitare un livello bassissimo di comicità demenziale pescata a piacimento da situazioni già viste e riviste. Un pò spaesato e a basso regime un De Sica tenuto a bada e a galla ormai solo dalle regole contrattuali che lo piegano davanti all'inerzia. Aurelio e Luigi De Laurentiis sono gli stessi produttori che nei primi anni della Filmauro vincevano premi e onoreficenze per film come "Un borghese piccolo piccolo". E' cambiata l'Italia, è cambiato soprattutto il pubblico e quindi la mentalità. Ma non c'è proprio nessuno, a parte il mercato che non vuol convincersi a cambiare, che prescriva questi film con la ricetta medica.
Cinema Impero, Trani - 13 Dicembre 2012 |