Tanto idioti poi non sono, se in meno di un anno dall'espatrio televisivo, stavolta hanno addirittura tentato il colpo gobbo puntando sull'uscita natalizia. La circostanza rende la nostalgia superiore all'imbarazzo; quando trent'anni fa gettavamo fango sulla vertiginosa caduta del cinema comico italiano, fra dottoresse, soldatesse e Pierini ufficiali e surrogati, sapevamo benissimo che prima o dopo li avremmo dovuti rimpiangere. Ed eccoci qui, nell'inutile veste critica per valutare un prodotto che non ha nulla di cinematografico, se non la destinazione forzata al buio, collocato in quella fascia intoccabile che è il cinema di Natale per famiglie. Il nulla osta non fa testo. Questo film andrebbe vietato a chi nutre rispetto verso se stesso e, di conseguenza, verso il proprio denaro immolato al botteghino in cambio del nulla. Prologo ed epilogo creano una surreale atmosfera da metacinema: paninari lampadati dallo slang limitatissimo accorrono in scooter presso una multisala per vedere i loro beniamini. La seconda puntata inizia praticamente dove finiva la precedente. Padre sboccato e figlio deficiente a bordo di una Jaguar in fuga dai russi, con il rampollo che deve andare a sposare (per interesse) la figlia inguardabile di un illustre professore universitario. Tutto questo per salvare le chiappe di papà, industriale del wurstel, perseguitato dalla guardia di finanza per la sua contabilità creativa. Il film potrebbe anche finire qui. Vi è ben poco da segnalare se non un repertorio monotono ed ammorbante di trivialità e sconcezze che fanno da collante alle frequenti incursioni di personaggi minori, sempre impersonati da Biggio e Mandelli. Come sosteneva Kezich, quando ebbe a trovarsi in situazioni analoghe, "emerge come esigenza l'immediata soddisfazione della libido a livello di regressione". Ma stavolta in sala il pubblico risponde con distacco e, sotto sotto, con una punta di rabbioso risentimento. Benchè ormai dilaghi il digitale e la gloriosa pellicola non risenta "fisicamente" di una putrida violenza estetica, "i 2 soliti idioti" è un film che tuttavia si poggia sulla coerenza. Il produttore Valsecchi, che bada al sodo e in tutta sincerità non ha alcuna intenzione di nascondersi dietro il sacrosanto diritto di investire due per prendere dieci, fa bene allora a dire: "a voi le critiche, a me gli incassi". Se questi colpi bassi inferti dal cinema industriale impediscono al nostro cinema di uscire fuori dai nostri confini, forse è anche un bene. Perchè in caso contrario, saremmo mal rappresentati. Ma il desolante ed avvilente vuoto creativo che si cela dietro un'operazione di mercato che apre un accesso dibattito su come è peggiorato il gusto del pubblico italiano medio, non va preso sotto gamba. Questa seconda puntata è insomma un ennesimo campanello d'allarme che ufficializza di fatto il sacrificio cinematografico in nome delle cattive abitudini televisive e della rete. Non essendo il cinema per grazia di Dio regolato da un telecomando, se il pubblico accorre in massa per vedere un film inesistente, il fenomeno va analizzato con cura ed attenzione. Perchè, statene certi, fa inorridire soltanto l'idea che fra trent'anni questa roba possa essere oggetto di rivalutazione.
Cinemars, Andria - 26 Dicembre 2012 |