Sembra una rilettura de "La conversazione", pur con le sue varianti e libere interpretazioni, significativo piccolo grande film diretto da Francis Ford Coppola circa quarant'anni fa. Fu una delle prime pellicole dove le relazioni pericolose e clandestine venivano indagate attraverso l'utilizzo di un sofisticato sistema di intercettazioni ambientali. E dietro l'adulterio si celavano ben più intricate trame oscure legate ad un complotto politico. In "Broken city" siamo nella New York dei nostri giorni, in piena corsa elettorale per la nomina del nuovo sindaco. Russell Crowe nei panni dell'ambiguo ed affarista candidato Hostetler vorrebbe rinnovare il suo mandato, perchè ha le mani in pasta e la mancata nomina comporterebbe danni incommensurabili per i suoi ben avviati traffici negli interessi personali. Per scongiurare lo spionaggio della concorrenza ed eventuali mosse false da parte degli avversari, il sindaco uscente contatta il detective Billy Taggart (Mark Walhberg), brillante ex-poliziotto dal grilletto facile, allontanato dall'arma per un'imputazione di omicidio, con la scusa di sorvegliargli la moglie. Il metodo di lavoro di Billy è classico e chandleriano: appostamenti, macchina fotografica pronta all'uso e la speranza di cogliere in fallo i suoi bersagli. Ed infatti gli scatti mettono a nudo una scomoda verità: la first lady (Catherine Zeta-Jones), non fa che sgattaiolare da un appuntamento all'altro con il suo migliore amico, che cura la campagna elettorale del leader avversario del marito. Più che una questione di semplici corna, il bandolo della matassa è legato ad un subdolo e pericoloso spionaggio di natura politica. Qualcuno rema contro l'ineffabile sindaco e bisogna subito capire perchè. Quando il detective si tuffa nel torbido, verrà a galla di tutto: intrighi, ricatti e cospirazioni shakesperiane che gli si ritorceranno contro.
Dieci anni fa in coppia col fratello Albert, Allen Hughes partecipava ad una rilettura poliziesca di "Jack lo squartatore" con Johnny Depp protagonista. Rimasto solo dietro la macchina da presa, in nome del noir dei tempi migliori, ravvivato dalle sfumature accese delle contaminazioni politiche, "Broken city" è, come si suol dire, un thriller ad impostazione classica, privo di brio o di sussulti degni di nota. Un cast di star forse un pochino sprecato, con un luciferino Russell Crowe che gioca con le informazioni e le apparenze, Barry Pepper in quelli del candidato progressista e Catherine Zeta-Jones in quelli di ammaliante moglie fedifraga che, nonostante tutto, lotta per un'integrità morale. In tutto questo l'ancora una volta poliziotto in crisi Mark Wahlberg si diverte a giocare al detective privato, al quale manca solo la voce fuori campo, duettando con la disponibile e giovanissima segretaria Alona Tal che, fra un guaio e l'altro, occhieggia un rassicurante "Io ci sarò sempre". Tutto così piatto e convenzionale da risolversi altrimenti in una godibile serata televisiva. Un vero peccato per le potenzialità di una vicenda che, con maggiore convinzione e impegno da parte dell'autore, avrebbe potuto dare maggiore credibilità alla questione della corruzione politica. Che qui è solo uno spunto per un ordinario poliziesco di normale amministrazione, al di sotto della media.
Cinema Opera, Barletta - 7 Febbraio 2013 |