Vola a bassa quota il diciannovesimo film di Almodòvar, in un'imbarazzante ed irriconoscibile inversione di rotta che, orientandosi verso la spensieratezza e i capricci del cinema delle origini, si schianta con indicibile noia. Un vero peccato perchè il cast che riuniva più o meno gran parte degli attori a lui cari, veri e propri fantasmi di una passato fatto di contenuti e pregevolezza tecnica, sulla carta prometteva scintille. "Gli amanti passeggeri" trasferisce su un volo di linea verso Città del Messico un microcosmo almodovariano dove la trasgressione è accesa a stento da una tenue fiammella. Una volta partiti un'avaria prontamente individuata dai due aitanti piloti etero (ma poi, si scoprirà, che non è affatto così) mette fuori gioco gli equilibri già precari di un terzetto di allegri steward di lungo sorso e delle hostess, non proprio il massimo in termini di scelta, che dormono sotto gli effetti dei tranquillanti. L'aereo è costretto a sorvolare circolarmente i cielo di Toledo, in attesa di un atterraggio di emergenza reso praticabile su una pista speciale che, assurdo a credersi, non si trova. E in cabina di pilotaggio ed in prima di classe, una volta liberati gli impulsi accade di tutto: un cocktail shakerato con un pò di mescalina diventa una micidiale bomba ad orologeria. Chi è in fuga dalla giustizia (un finanziere che ha sulla coscienza una bancarotta) e chi da se stesso (un playboy diviso fra due donne), chi vorrebbe dire addio alla verginità in volo, chi si è data da fare nei "letti speciali" e nasconde un dossier piccante da far tremare l'intera Spagna. Mentre il destino dell'aereo finisce nelle mani della torre di controllo amica, i pochi passeggeri di prima classe invece reagiscono come possono dando sfogo ai propri istinti, alcuni davvero bassi. Parte un'insensata coreografia "camp": gli assistenti in divisa cantano e ballano, manco fossero piazzati su un carro allegorico. Senza regole, senza programmi, ma perfettamente in pari con i tre diversi gradi d'orientamento: bisex, omosex, transex.
Annunciato come un Almodòvar minore. Si, ma che senso ha? Un regista europeo di successo che ha dato vita a capolavori di memorabile romanticismo non può e non deve rilassarsi con operazioni di transizione. Immotivata, inutile ed irritante, nonchè con un vistoso fiato corto d'ispirazione, "Gli amanti passeggeri" annaspa fra squallore e desolante volgarità. I siparietti musicali comandati da un bravissimo Javier Càmara provocano reazioni scomposte, mentre la brava Lola Duenas e la folgorante Blanca Suarez cercano di specchiarsi nelle più robuste e logiche operazioni del passato. E così, per assurdo, restano impressi nella memoria gli originali e divertenti titoli animati iniziali e finali. Il film più passeggero ed irritante nella consistente filmografia del regista spagnolo si accartoccia nella forma più sballata e scriteriata che è quella dell'autocompiacimento. Una simpatia che non riesce proprio ad imporsi, proprio perchè filtrata dal male comune della presunzione.
Cinema Opera, Barletta - 2 Aprile 2013 |