La caduta del muro di Berlino, si sa, si tradusse di conseguenza in un pre-pensionamento anticipato per molti eroi, fra cui John Rambo, gonfiati dagli steroidi e dalla propaganda reaganiana. Alla ricerca di nuovi nemici, per un trentennio l'America si è ritrovata a far rotolare il mappamondo sotto il dito, fantasticando nuove offensive. L'11 Settembre 2001 ha aperto nuovi orizzonti, ma il nazionalismo in chiave cinematografica ha perso, purtroppo, l'appeal che va a braccetto con la parola magica "cassetta". Questo film di Antonie Fuqua, che nella traduzione italiana del titolo saccheggia impropriamente un vecchio film di Ed Zwick, cerca di allinearsi con la tradizione della fantapolitica (vengono in mente operazioni similari come "Air force one"), ravvivata dai toni accesi del disaster movie. Il risultato è divertente ma non efficace, anche se giocando con gli stereotipi dei nuovi barbari dal sangue freddo e dagli occhi a mandorla venuti dal ricco e misterioso oriente, alla luce dei nuovi sviluppi in chiave di politica estera, le peculiarità dello script rischiano seriamente di rivelarsi superate.
Mike Banning (Gerard Butler) come il Clint Eastwood di "In the line of fire" è il responsabile alla sicurezza presidenziale, ma anche, come si dice, "uno di famiglia": come un angelo veglia sull'uomo più potente degli Stati Uniti (Aaron Eckart), concedendosi a volte, soprattutto in palestra, confidenze amichevoli con lo stesso. Qualcosa però va storto durante un trasferimento da Camp David: la first lady ci rimette le penne e il buon e incolpevole Mike viene mandato inevitabilmente dietro una scrivania. Un anno e mezzo dopo il suo ufficio si ritrova a pochi passi da una clamorosa emergenza internazionale: l'America cade sotto scacco di un gruppo di estremisti organizzatissimi che nel giro di un quarto d'ora riescono ad assediare Washington e a penetrare nella Casa Bianca, tenendo in ostaggio il presidente nei sotterranei del palazzo. Lo Stato Maggiore si ritrova a fronteggiare una delle minacce più clamorose e destabilizzanti nella storia del paese. Cosa vogliono questi terroristi? Semplice: come il capo della Spectre, senza accarezzare un gatto in poltrona, il pericoloso e psicopatico giovane leader coreano (si presume) avvia una trattativa fittizia, ma vuole in realtà scatenare una irreversibile minaccia nucleare, radendo al suolo il cuore del mondo occidentale. Mike, ignorato dai terroristi, assume in segreto il comando delle operazioni e si ritrova sul campo a combattere la minaccia. Ce la farà a salvare il mondo, magari all'ultimo secondo?
Il film di Antoine Fuqua sembra un episodio di "Die Hard" con Gerard Butler al posto del veterano Bruce Willis; l'incipit è interessante, lo svolgimento all'altezza, ma presto il film si traduce in una noiosa e ripetitiva mattanza con birilli dall'uno e dall'altro fronte armati. I bei discorsi nazionalisti, una volta rimesse le cose a posto e gettato la cenere sotto al tappeto, rientrano nella norma. Eppure colpisce la straordinaria attualità di questa fantastica Pearl Harbour del 2000 che più che giocare con l'immaginazione, propone eventuali strategie d'attacco al cuore degli Stati Uniti. Un cast di lusso, nel quale si ritrovano in parti minori Angela Bassett, Ashley Judd e veterani come Morgan Freeman e Robert Forster, cerca di far risplendere la cornice del blockbuster movie. Ma come tutte le partite d'azione giocate sulla scacchiera del terrorismo internazionale, anche questa mostra azioni già viste, penalizzate dall'assurdo e dall'inverosimiglianza. Facendo leva su una fastidiosa ed anacronistica propaganda fuori tempo massimo, con incredibili e imbarazzanti ingenuità più vicine alla legge del taglione di Chuck Norris che alla dignità dell'orgoglio patriottico.
Cinema Opera, Barletta - 18 Aprile 2013 |