Favorito dalla filantropia culturale del produttore Marin Karmitz, che ha affiancato in passato dal punto di vista realizzativo il fior fiore della cinematografia europea festivaliera (il film era in concorso a Cannes lo scorso anno), Abbas Kiarostami sposta il punto di osservazione in una triste e misteriosa Tokyo dei giorni nostri, illuminata dalle luci che si riflettono sul volto rassegnato e preoccupato di Akiko (Rin Takanashi), scappata dal locale notturno dove per pagarsi gli studi fornisce prestazioni particolari ad un viscido e ambiguo macrò con la bella faccia del colletto bianco. La sua attività, ovviamente, è nascosta al suo fidanzato geloso, che la controlla e la esaspera solo perchè è innamorato e vorrebbe sposarla. Ma Akiko non ci sta e va ad un appuntamento fuori città. Qui la sta aspettando un vecchio professore in pensione, schivo ma gentile che ha deciso di trascorrere una serata a lume di candela, per allontanare la noia. Dapprima diffidente e timorosa, Akiko cede presto al garbo e alle gentilezze del suo vecchio cliente. Che il giorno dopo l'accompagna all'università, cercando di dargli consigli giusti per sottrarsi al suo imbarazzante e deplorevole destino di escort. E qui entra in scena il suo fidanzato, un bravo ragazzo, accecato tuttavia dai sospetti e dai cattivi pensieri. Svolgimento e finale ad effetto, rigorososamente da gustare al cinema.
Il Kiarostami itinerante con la valigia torna con devozione e mestiere ad un grande stile che si realizza attraverso pregevolezza tecnica, eleganza formale, capacità di descrivere due solitudini profonde attraverso una manciata di quadri, affidandosi ad una coppia straordinaria ed eterogenea di attori, fra cui spicca l'anziano ma praticamente esordiente Tadashi Okuno. Il film è strutturato in lunghe sequenze, dove non accade nulla, a parte la teatralità di dialoghi e gesti. Ne viene fuori un ritratto poetico e commuovente, ma fondamentalmente freddo, di un anziano solitario in cerca di compagnia sincera che disdegna favori sessuali offrendo alla sua povera ospite in vendita la sua esperienza, la sua protezione. Questa manifesta volontà da parte del regista di andare avanti per sottrazione, sussurrando situazioni (a parte lo sconvolgente e poco credibile sovraccarico di eventi nel finale) ed evitando concreti sviluppi narrativi coincide appunto con il fascino e la maestria della cornice, ma il film latita, stenta insomma ad assumere una consistenza, una verosimiglianza. L'enigmatico ma coraggioso finale alla Haneke scompensa le aspettative del pubblico (anche quello devoto), ma premia in ogni caso l'assoluta autonomia e la padronanza di un grande autore ridimensionato, magari poco ispirato, ma sempre in grado di regalare suggestivi momenti di cinema.
Cinema Opera, Barletta - 23 Maggio 2013
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