"Più sei vicino alla morte più ti senti vivo. E vivi". A ritroso nel tempo, sei anni prima lo spaventoso incidente di Nurburgring nel quale Niki Lauda fu salvato dalle fiamme e rischiò di morire, troviamo il suo rivale di sempre, ancora inconsapevole di esserlo, fra le braccia di un'infermiera che si appresta a curargli le conseguenze di una scazzottata. A parlare è James "schianto" Hunt, ragazzo d'oro in tutti i sensi: bello, carismatico e vincente che a vent'anni era già pizzato sul sedile di una Formula 3. "Rush" racconta verosimilmente le rispettive esistenze incrociate di due campioni dell'automobilismo, col titolo mondiale nel destino. Rinnegati dalle famiglie per aver scelto un "non mestiere" pericoloso, ciascuno per la sua strada ma con prospettive diverse e la voglia di acciuffare la gloria. Guascone, donnaiolo e spericolato James l'inglese, sempre a caccia di sponsor per intraprendere nuove avventure. E dall'altra parte Niki l'austriaco: non proprio un sex-symbol, ma determinato, concentrato con testa e cuore sulle auto da corsa. Lavoro e divertimento il primo, lavoro, lavoro e solo lavoro il secondo. "Ho una faccia da topo, ma dovresti sapere che i topi sono intelligenti". E così Lauda, voltando le spalle al papà, si tuffa, imprenditore di se stesso, nell'avventura con la BRM dove pagherà per gareggiare. Ma arrivano presto gli anni e i successi con la Ferrari: tre anni di gloria e frecciate al commendatore Enzo per migliorare le prestazioni e familiarizzare col podio. Con in pista il fiato al collo dell'esuberante James Hunt (McLaren) che gli tiene testa in competizioni più o meno regolari (clamorosa la squalifica reclamata da Lauda stesso per presunte difformità della vettura rivale). Fino appunto al clamoroso incidente del 1 Agosto 1976 nel maledetto Gran Premio di Germania che costerà a Niki Lauda un ritiro dalle corse (mentre Hunt recupererà tutto lo svantaggio durante l'assenza) e una insperata e faticosa convalescenza in ospedale, per la pronta ripresa con le gravi ustioni che si porterà per tutta la vita. Si arriva quindi al "rush finale" nell'ultima corsa in Giappone dove alla storia verrà consegnato un verdetto inatteso.
Parte con i tipici difetti di un prodotto televisivo, poi grazie alla sapiente disinvoltura di Ron Howard con la macchina da presa, "Rush" recupera la sua dimensione cinematografica già alla seconda curva. Nella semplicità e nella collaudata formula vincente composta da competizione e dai valori (quando ci sono) sportivi, è un film che consente di rivivere gli anni d'oro della formula uno attraverso righe di sudore e fuoco sull'asfalto e genuini motori roboanti. Raggiungendo l'apice nell'impeccabile ricostruzione del drammatico incidente di fuoco di Lauda. Duelli, prove, pole position e giri sotto la pioggia come un avvincente racconto di battaglie, vittorie e sconfitte a cavallo di una quattroruote. Il ritratto umano comunque si restringe nel sempre eterno duro confronto fra istinto e ragione, fra passione e razionalità. Del Lauda meticoloso, isterico e riflessivo restano formidabili tracce grazie all'ottima prova di Daniel Bruhl; il viale del tramonto che è nella cattiva stella dell'imprevedibile James Hunt (che morirà d'infarto a soli 45 anni) trova invece in Chris Hemsworth le divertenti bizze, buffe e giovali espressioni destinate a percepire dalla storia solo briciole di gloria. Un buon film che tiene lo spettatore ben legato alla poltrona grazie al pathos con il quale Ron Howard confeziona un onesto prodotto sportivo (genere non molto in auge, ultimamente) non destinato solo agli appassionati di automobilismo e che fa rivivere "per immagini" pagine memorabili di una storia che, più che essere cercata, sembra destinata a trovarti.
Cinema Impero, Trani - 21 Settembre 2013 |