Luogotenente nelle forze speciali, incattivito dai turbamenti del reduce che ha giocato partite a viso aperto con la morte e ha conti in sospeso con la corte marziale, Joey Jones (Jason Statham) vive isolato a Soho come un clochard e beve come una spugna per tenere a bada il suo istinto naturale per la lotta. Per sfuggire nottetempo ad un raid di teppisti si intrufola in un appartamento lussuoso e il suo credito con la fortuna pare ristabilirsi. Si impossessa di una carta di credito nuova di zecca, si ripulisce da cima a fondo e sale sulla macchina parcheggiata nel box sottostante. Il proprietario di casa, lo si apprende dalla segreteria telefonica, tornerà dopo l'estate. Joey si ritrova a vivere provvisoriamente una nuova esistenza e, comunque, si darà da fare. Dapprima facendo lavori umili, poi mettendosi in evidenza per la sua abilità con le mani e le armi dalla mala cinese che, ovviamente, lo assolda con mansioni di autista e factotum per taglieggiare i commercianti della zona. In questo suo nuovo precipizio, nonostante gli consenta di accumulare mucchi di contanti, Joey si invaghisce di Cristina una giovane suora (Agata Buzek) di origine polacca che ha preso i voti per espiare un delitto per legittima difesa. Accomunati dall'inconsapevolezza dei peccati commessi, i due si ritroveranno uniti (davvero come fratello e sorella) per redimersi. Ma sarà difficile per il povero Joey tenere a bada la sua istintiva violenza quando apprenderà che la sua ex compagna di strada è stata uccisa da un colletto bianco sadico e insospettabile...
Siamo sulle tracce di Steven Knight da un decennio. Di origine inglese, sceneggiatore per film di successo di Stephen Frears, Michael Apted e David Cronenberg (il bellissimo "La promessa dell'assassino"), ha fatto il prevedibile passo dietro la macchina da presa con due film in meno di un anno (il prossimo, "Locke", acclamato e (ingiusto) fuori concorso a Venezia, è già pronto per l'uscita). Knight si avvale di uno stile intenso ed anticonvenzionale che si concede talvolta a benefici slanci di eleganza; ribaltando le regole del classico film d'azione, si sofferma sulle paure dei suoi personaggi, sull'angoscia di esistenze ai margini cercando, appunto, di fare a meno dello spettacolo e del rumore. In "Redemption" una star del cinema di pronto consumo come Jason Statham si ritrova con impegno e generosità a cucirsi un ruolo che riecheggia maledizione e disperazione del "cattivo tenente" Harvey Keitel in quel capolavoro indiscusso di Abel Ferrara. Discesa e ascesa passano attraverso impervi percorsi mistici dove la vendetta e il perdono si giocano la stessa partita aperta fra innocenza e peccato. Una Londra grigia, claustrofobica e poco rassicurante, non molto lontana da quella di "Piccoli affari sporchi", che si ritrova ben illuminata dall'estro dell'esperto Chris Menges (direttore della fotografia di fiducia del Roland Joffè di "Mission", "Urla del silenzio"). In questo crocevia amaro di vite perdute si torna a respirare un sano e realistico romanticismo che non è mai spento dall'ovvio e dalla banalità. Anche se il film paga, come sempre, le conseguenze di un epilogo accomodante a braccetto con una serenità rappresentata, tuttavia, dai residui imprescindibili di meccanismi industriali.
Uci Cinemas, Molfetta - 26 Settembre 2013
|