Dramma fantascientifico realizzato su due binari: il primo consegnato ai virtuosismi, sospesi fra gli esercizi di stile di un lungo ed unico piano sequenza tridimensionale, il secondo più discreto ed intimista sottolinea invece i silenzi, i passi sospesi nell'atmosfera zero mentre si gioca fra la vita e la morte la terrorizzante partita aperta nell'ignoto spazio profondo. "Gravity" è, nonostante le appetibili premesse da incasso facile, un film anomalo che offre uno spettacolo avvincente senza un abuso di effetti, ma molto più semplicemente attuando un approccio con la materia diverso rispetto a quanto vista prima nel cinema di genere. Salterebbero fuori (luogo) troppi paragoni azzardati con capolavori della cinematografia consegnati all'eternità che hanno superato il quarantesimo anniversario, pertanto è meglio lasciar stare. Alfonso Cuaròn, autore con un preciso stile personale, del resto si cimenta con la solitudine e lo smarrimento dei suoi protagonisti, rimarcando più volte un disagio che si fa spiazzante e claustrofobico e che cerca appunto la chiave del realismo, tenendosi il più lontano possibile dall'immaginazione e dai giochi che la fantasia è abituata a fare quando di mezzo ci sono le avventure spaziali.
George Clooney e Sandra Bullock sono due astronauti in ricognizione che stanno portando a termine una importante riparazione; fluttuando con una sorta di cordone ombelicale che li lega allo Shuttle vengono però colpiti da una improvvisa pioggia di detriti che li costringe ad abortire immeditamente la missione. Le conseguenze sono devastanti: la navicella viene praticamente distrutta e perdono il collegamento radio con la terra. Colpiti da un improvviso e angosciante silenzio i due colleghi cercano di raggiungere una base russa in lontananza per approntare un piano di rientro. Ma ci saranno ulteriori complicazioni ad ostacolare un immediato ritorno a casa.
Il rigoroso 3D offre allo spettatore la possibilità di dar vita ad un emozionante tour virtuale una volta inforcati gli occhiali; la magia del cinema si rinnova tuttavia, fra incongruenze e soluzioni narrative che gli ingegneri spaziali avranno modo di non condividere. Ma "Gravity" è garanzia assoluta di divertimento cui si accede attraverso una partecipazione emotiva e, a volte, persino alienante. Il percorso stavolta è offerto appunto da una prospettiva seria dell'universo, con l'uomo in balia delle sue ansie e delle sue inquietudini mentre fluttua nelle mani impietose del destino. Più scienza che fantasia, un approccio più diretto ed immediato con i rischi delle missioni nello spazio, senza spettacolari scorci di un futuro improbabile visto dall'oblò. Bravissima Sandra Bullock a reggere l'intera durata del film, coadiuvata da un George Clooney sottotono, ben disposto a fulminee entrate ed uscite di scena. Una pellicola lontana dalle corde abituali che soddisfa le aspettative romantiche della questione, fra paura e smarrimento, e che non tradisce per questo, attraverso colpi di scena ad effetto, una buona dose di suspence.
Pala Darsena - Lido di Venezia, 29 Agosto 2013 |