I fenomeni (di massa) vanno analizzati con la massima attenzione. Golden boy al servizio di una scuderia chiamata Taodue, Luca Medici alias Checco Zalone, nell'arco di quattro anni si è conquistato sul campo lo scettro di re degli incassi, accomodandosi sul soffice trono che in passato ha accolto luminari del botteghino come Celentano, Verdone, Nuti, Benigni e Pieraccioni. E al terzo film le prospettive di guadagno si fanno già appetibili e remunerative al nastro di partenza. L'ultima pellicola di Checco Zalone infatti esce con una tiratura record di circa 1200 copie, sbaragliando qualsiasi precedente, in un irreale e incredibile regime di monopolio dove altri film fanno fatica ad ottenere visibilità. Riuscirà il comico pugliese a eguagliare o a superare i suoi stessi record? E' la domanda che lo spettatore si pone in atteggiamento di sfida e di curiosità davanti a questa innocua, esile e tradizionale commedia scritta ancora una volta con l'aiuto della mano sicura di Gennaro Nunziante, sempre più determinante e decisivo per le prospettive di questo format infallibile. Costi contenuti (otto milioni di euro), location di una bella Italia attraversata con il pretesto di un viaggio in macchina, intermezzi musicali come si usava negli anni '60 e il prodotto è confezionato per un pubblico che risponde alla chiamata di Checco, al quale proprio non si riesce a resistere. Un pò in debito con "In viaggio con papà" di Sordi (omaggiato attraverso un bellissimo tema musicale di Piero Piccioni), un pò con "L'Italia s'è rotta" di Steno, in questo film all'ombra della crisi e di un paese non ancora uscito fuori dai traumi del berlusconismo, Checco è un papà che conosce il benessere professionale ma che si ritrova presto preda della congiuntura. Dagli allori alla polvere, senza far avvertire il cambiamento al suo unico figlio Nicolò, primo della classe, al quale ha promesso una vacanza da sogno in caso di promozione con lode. Il bambino mantiene i suoi impegni, ma Checco non sa proprio dove andare a prendere i soldi per ripagarlo col premio pattuito. Inizia così un viaggio picaresco da Sud a Nord con una prima tappa in Molise, ospiti di una lontana zia che alla vista del nipote non fa certo salti di gioia. Abile nella comunicazione il buon Checco si ritrova fortunatamente presto nel jet-set quando conosce Zoe, una ragazza madre di un bimbo della stessa età di Nicolò. I due ragazzi simpatizzano e la vacanza comincia davvero ad assumere contorni fiabeschi. Checco si ritroverà nel pescoso acquario di ricchi eccentrici, mondo che non mancherà di rivoltare secondo la sua persoale e insolita prospettiva.
Tutto nella norma, come spesso avviene dei film della coppia Medici-Nunziante, senza particolari colpi d'ala o grosse novità. "Sole a catinelle" assicura risate attraverso una comicità verbale di questo novello Candido che politicamente va man mano correggendosi e il pubblico appare appagato. Approfondire il fenomeno, scrutarne le dinamiche non ha alcun senso, meno che mai sotto un aspetto critico, magari se ne parlerà fra qualche anno quando questi tentativi di fare commedia, nelle loro proporzioni smisurate, verranno rimpianti. Pur avendo maturato nel piccolo schermo una notorietà che gli ha consentito di sbarcare al cinema, Luca Medici sembra aver perfezionato alcuni tempi cinematografici. Queste favole moderne, corredate da buoni sentimenti e canzoncine, magari non saranno il massimo dell'innovazione, ma vanno accolte come i frutti più presentabili di un albero (quello della commedia italiana) ormai spoglio da tempo. Tutto sta a vedere e capire fino a quando il pubblico reggerà il gioco. Nel frattempo lasciateci godere un pò di sale piene, i cartelli "tutto esaurito" rispolverati dopo anni di muffa, che portano ossigeno, e il pubblico che si mette in coda o addirittura prenota. Se non altro perchè ci danno la breve illusione che il cinema possa riacquistare temporaneamente quel vecchio potere industriale che deteneva quanto attorno aveva meno nemici.
Cinema Impero, Trani - 1 Novembre 2013 |