Robert Rodriguez, miglior allievo nei corsi accellerati di cinecopisteria del professor Quentin Tarantino, si è già goduto la sua fetta di celebrità per aver sfondato più di vent'anni fa la breccia della Columbia con un filmino ("El Mariachi") costato 7000 dollari che ha fatto il giro del mondo. Da allora, forse, con l'incremento di mezzi a disposizione Rodriguez sembra aver perso l'ispirazione, ma l'istinto infantile di giocare col cinema non è mutato affatto, transitando ovviamente attraverso qualche operazione sballata. "Machete", questo personaggio coi baffoni truce e taciturno, saltato fuori per scherzo da un "fake" trailer della serie "Grindhouse", pare sia entrato con prepotenza nel cuore degli amatori e, non è caso, è forse una delle operazioni più riuscite di Rodriguez di questi ultimi anni intermittenti. Non a caso il film precedente, capostipite di una breve serie sul quale incombe la minaccia di una momentanea trilogia ha tenuto banco tre anni fa in una memorabile proiezione notturna alla mostra di Venezia con Tarantino stesso, subaffituario della situazione, dove portò un pò di vivace scompiglio. Del resto l'assoluta mancanza di verosimiglianza, il gusto per l'assurdo (e l'orrido), la carta bianca sul versante dell'eccesso e delle baracconate consentono al regista di abusare tranquillamente della pazienza dello spettatore attraverso omaggi, vere e proprie dichiarazioni d'amore nei confronti d'un genere che sembra essere chiuso ormai a doppia mandata nella soffitta dei ricordi legati all'infanzia. Puro cinema scassatissimo da drive in con "finta" povertà di mezzi che raschia il fondo del barile exploitation. Film per amatori, dunque, destinato ad infastidire non poco i profani e gli habituè del cinema d'azione tradizionale.
In questa nuova avventura Machete (Danny Trejo), sempre più incazzato ed invincibile, dopo aver sfidato da solo una battaglia con i trafficanti del cartello, viene affidato alle "cure" di uno sceriffo razzista e burlone che gli annoda al collo un letale pendaglio. Ma il presidente degli Stati Uniti, qui impersonato da un Carlos Estevez per la prima volta sul grande schermo (non cadete nel tranello: è il vecchio Charlie Sheen, accreditato col suo vero nome), ha bisogno di lui e gli salva la vita. Gli ripulirà la fedina penale, regalandogli la cittadinanza americana, se Machete riuscirà ad annientare i piani criminali di un folle mercante d'armi che ha un missile puntato su Washington. "Machete compare", come si dice, distribuendo cadaveri con la massima puntualità. La giostra si apre e sfilano amazzoni: da Sofia Vergara alla bionda Amber Heard, passando per Lady Gaga e Michelle Rodriguez.. Fra i cattivi: Cuba Gooding jr. e Antonio Banderas trasformisti come in una puntata di "Fantomas", un attempato Mel Gibson versione scienziato pazzo e Tom Savini, mago degli effetti speciali, in uno spassoso cameo. Lo spettacolo adrenalinico ma, in fondo, piuttosto ripetitivo offre spunti ed occasioni divertenti che gli appassionati più incalliti non mancheranno di cogliere con la massima gioia. Rodriguez gioca con la pazienza, a volte esasperandola, ma soprattutto con le manie infantili: dalla grana della pellicola nei suoi finti trailer che promette il ritorno di "Machete" in una futura incursione spaziale, per finire con amputazioni e mutilazioni d'importazione nipponica. Batte forte il cuore, ma la mente si irrigidisce in un'inevitabile assuefazione che, in un certo senso, rallenta la percezione del gusto trasgressivo e della travolgente ondata tamarra. Nei suoi limiti e lampanti difetti è un cinema di serie B fatto con materiali e mezzi nobilissimi. Ma stavolta gli autori, calcando troppo la mano, sembrano essersi divertiti più degli spettatori ai quali ammiccano promettendo di tornare al più presto.
Uci Cinemas, Molfetta - 9 Novembre 2013 |