Sempre meno al passo con i tempi evolutivi della nuova commedia checcozaloniana (ma il vero cinema, al cospetto di questi film, grazie al cielo sembra ringiovanire per una legge del contrappasso), Leonardo Pieraccioni torna a trovarci per la sua nuova sortita natalizia da diciott'anni a questa parte, ma questa maturità proprio non vuole arrivare. Anche in questo "fantastico via vai" torna a celebrarsi l'apoteosi della sindrome di Peter Pan che attanaglia lui e alcuni compagni di brigata. Nel capitolo in questione Arnaldo Nardi è un annoiato padre di famiglia che sembra rimurginare su una frase di Flaiano pesante quanto un macigno: "ha lasciato la famiglia perchè si sentiva solo". Tutto nel suo menage domestico sembra tanto prevedibile e ordinato da rasentare il patologico. Moglie perfettina e metodica, due gemelline che parlano in sincrono, mentre l'esistenza scorre piatta e il treno della vita non sussulta. Un banale equivoco che lo macchia del sospetto di adulterio con la moglie Anita però gli fornisce la grande occasione per sgattaiolare. Messo alla porta Arnaldo ha la grande occasione di tornare indietro e rifarsi una vita da single. Risponde ad un annuncio universitario e si sistema nella casa di alcuni studenti, pronto a dividersi vitto e alloggio. In breve si rifà una famiglia anche li, provando nuovi patemi ed emozionandosi alle questioni di cuore, di studio e di altro per questi quattro ragazzi, al quale da vero immaturo ormai "maturo" regalerà preziosi consigli di vita che metteranno tutto a posto.
Nulla di nuovo all'orizzonte se non che il solito alibi dell'assenza di volgarità e di carineria si ritrova sovvertito stavolta da alcune uscite fuori luogo. Generosamente il buon Leonardo Pieraccioni si defila e passa in panchina, lasciando giocare questi quattro giovani attori che sembrano usciti fuori da una sit-com estesa del più riuscito (e chiaro nelle intenzioni) "Generazione mille euro" di qualche anno fa. Il regista attore richiama a dargli man forte compagni di merende come il Giorgio Panariello razzista e diffidente (col quale ci farà assistere ad un delirante ed assurdo pippone edificante stile "indovina chi viene a cena?"), il Massimo Ceccherini investigatore privato in improbabili travestimenti e il duo Marzocca/Battista, colleghi di lavoro, indaffarati nel propinare risate a denti stretti. Il film tuttavia è deboluccio, scontato, sempre affidato alla grazia/disgrazia di una voce fuori campo alla fiorentina del Pieraccioni che commenta, illustra, illustra e commenta. Il cinema è andato avanti, non si sa come, in quest'ultimo ventennio nonostante il regresso degenerativo di nuove commedie che ci fanno rimpiangere Nando Cicero e Marino Girolami. Ma Pieraccioni sembra essersi fermato e (non) arreso all'inerzia dell'indolore uscita natalizia su commissione per la gioia dei suoi beniamini. Un pubblico di fattura televisiva che proprio non vuole crescere e che sembra accontentarsi forse perchè è destinato a rimuovere in fretta quello che vede.
Uci Cinemas, Molfetta - 12 Dicembre 2013 |