Nostalgia canaglia ed un forte senso di autostima celebrativa contribuiscono a rinverdire i fasti della pellicola che trent'anni fu il punto di svolta per la carriera dei fratelli Vanzina. Puntuali e pronti davanti alle ricorrenze, i due artigiani della macchina da presa erano già tornati sulle loro orme ma con esiti di poco conto con i "restyling" di celebri prodotti popolari come "Eccezziunale veramente" e "Febbre da cavallo". Quanto è lontano tuttavia "Sapore di mare" 1983, con il suo cast affiatato di buoni attori in erba, in un contesto storico come quello che stiamo vivendo dove il filone vacanziero ha perso le motivazioni di un divertimento spensierato, a scapito di una manipolata distrazione oppiacea. Tuttavia l'onestà intellettuale di Carlo ed Enrico, degni figli del cineasta gentile Stefano, potrebbe coprire a sufficienza certa cialtroneria vagante di nuovi "testimonial" assenti, autori di misfatti della commedia recente che fra volgarità e totale assenza di divertimento stanno polverizzando una tradizione italiana che si trascina dal cuore degli anni '50. Assume tuttavia un diverso spessore questa rimpatriata che, prendendo spunto da quel vecchio titolo, ci porta sulla stessa spiaggia e sullo stesso mare di Forte dei Marmi nell'estate craxiana del 1984. Sotto l'ombrellone è riunita e convenuta la borghesia milanese, che si incontra/scontra con quella pariolina; il politico di turno, anzi di mestiere, è un onorevole napoletano che si gode per intero i benefici del suo status. E comunque la sinfonia è sempre la stessa: estate, stagione di amori tormentati, brevi, rubacchiati e clandestini. Due amici in rivalità corretta per dividersi il campo della conquista, una soubrettina che sogna la celebrità ed è disposta, suo malgrado, a pagarne il prezzo ingrato, una ragazza che cade nella rete di un vitellone rubacuori che, nonostante i molti sforzi, non riuscirà mai a cambiare la sua indole. In sottofondo brani che hanno rapito l'anima di molti e sono legati a doppio filo ai maledetti ricordi (o rimpianti): "Tropicana", "Sunshine reggae", "Una lunga storia d'amore".
Perseguitati ed osteggiati da una critica (che presto o tardi dovrà ricredersi) che non ha mai perdonato e digerito la loro capacità, da scaltri osservatori della società contemporanea, anche stavolta Enrico e Carlo portano il risultato a casa, con maggiore onestà e gratitudine verso quel cinema popolare medio del passato che nessuno in questo paese sembra più in grado di fare. Se riuscisse a far breccia in qualche giovane spettatore, capace di divertirsi facendo a meno di volgarità a iosa e dello squallore d'importazione web, "Sapore di te" nel suo essere un ingombrante ed evanescente sottoprodotto datato senza tante pretese, conseguirebbe comunque un grandissimo risultato. La capacità di Vanzina (Carlo), stavolta è stata quella di far rivivere a tratti un romanticismo a buon mercato stile Harmony, non molto diverso da prodotti lontanissimi come "Appuntamento ad Ischia" e "Tipi da spiaggia". E non mancano citazioni cinefile (in arena si proietta "Sing Sing", a Livorno in pieno Agosto esce "Mezzo destro mezzo sinistro" con il cameo di Falcao). A parte alcuni peccatucci veniali tecnici (i fegatelli di repertorio col treno in corsa deformati dal digitale), il film si lascia vedere con postumi indolore. Due credibili e sopportabili bravi ragazzi come protagonisti (Franceschini e Leoni), il buon Giorgio Pasotti che sembra divertirsi nei panni di un latin-lover della riviera e come provvidenziali guastatori i duetti comici di Maurizio Mattioli e Vincenzo Salemme, nuovi eredi (diciamo così) di Bombolo e Cannavale. Su Mattioli, attore romano di vecchia razza, sarebbe giusto spendere maggiore attenzione e riguardo, perché trattasi di formidabile ed intuitivo direttore della risata istintiva. Certo, alla fine il bilancio non va oltre. Potrebbe essere molto poco o, affacciandosi sul panorama del cinema leggero recente, davvero tanto, invece.
Uci Cinemas, Molfetta - 12 Gennaio 2014 |