Salvo rarissime eccezioni, la commedia italiana recente sembra essersi impigrita nel raccontare con toni non sempre plausibili e veritieri l'instabile e inquieta realtà che ci circonda. A volte con una fastidiosa premeditazione mistificatoria, altre con un buonismo che stona e che altera le problematiche con fare furbetto pur di arrivare al pubblico. Ma non si può far commedia sui delicati temi attuali se non si possiede l'acume del buon osservatore e la sincera ironia di chi si adegua con sincerità ed equilibrio ai temi stessi. Carlo Verdone sembra aver trovato negli ultimi film la strada giusta per continuare a risultare credibile, fra risate amarognole, raccontando nei nuovi interni di famiglie disfatte, figli distanti, mentre la crisi non solo economica, ma soprattutto morale, ti avvinghia e non ti fa respirare. Rispetto a "Posti in piedi in paradiso", in questo nuovo film, si cede alle pressioni dei piccoli drammi sociali. Federico Picchioni (Carlo Verdone), separato da molti anni, si è rifatto una vita con una ragazza molto più giovane di lui. Ma non sembra affatto destinato a godersi la felicità. La sua prima moglie muore improvvisamente lasciandogli due figli ormai grandi, che devono necessariamente trasferirsi a casa sua e l'azienda finanziaria dove lavora, finita nella bufera di un'inchiesta giudiziaria, lo lascia per strada. Senza lavoro e con questa nuova insostenibile situazione da gestire (la figlia, ragazza madre, ha pure una bambina da mantenere), il povero Federico si dispera e rompe con la sua nuova compagna che si sente un'intrusa. Le cose sembrano migliorare, almeno sotto l'aspetto morale, con l'arrivo di Luisa (Paola Cortellesi), la nuova vicina di casa, che con forza di volontà, ottimismo e tenacia, nonostante il suo difficile mestiere (è una tagliatrice di teste per conto di aziende da risanare) in questa strana famiglia fa lo stesso effetto di Mary Poppins. Tra i due nasce un'amicizia disinteressata, anche se la sintonia meriterebbe ulteriori colpi d'ala, mentre le ferite con i figli sembrano provvidenzialmente rimarginarsi.
Alla sua regia numero 24 Carlo Verdone conferma una maturità che va ben oltre lo spessore dei temi proposti. Più volte affrontata in riuscite commedie della prima carriera (si pensi a "Io e mia sorella" o "Al lupo, al lupo"), la questione familiare si adatta alle problematiche attuali che infiammano la quotidianità. Nei panni di Federico (sorprendentemente somigliante a papà Mario, grande storico di cinema), costretto a preoccuparsi dei figli, in seguito alla morte della moglie, Verdone costruisce un ritratto sincero ed accurato, lontano dai bassi pretesti comici. Le poche situazioni comiche che vivacizzano l'interattività con il bizzarro personaggio femminile (una Cortellesi tenuta a bada) servono un pò a diluire le tensioni e il profondo disagio di chi si vede il futuro offuscato dalla precarietà. In una Roma a volte algida, a volte calda ed accogliente fotografata da un veterano delle luci come Ennio Guarnieri, nonostante un lieto fine accellerato, purtroppo tradizionale, che soddisfa le coscienze, questa commedia d'impostazione seria riesce nel raro intento di far sorridere riflettendo. Con estrema generosità anche stavolta il Verdone attore si mette a servizio degli altri personaggi: i due bravi ragazzi Lorenzo Richelmy e Tea Falco, ad esempio, che gli tengono testa in perfetto ritmo verdoniano.
Cinema Impero, Trani - 15 Febbraio 2014 |