Favola triste e disperata di Linda Susan Boreman (1949-2002), angelo corrotto dalle false promesse e dalle cattive amicizie, consegnato all'immaginario collettivo e alla cronaca, rosa prima e nera poi, per aver interpretato il primo film pornografico nella storia del cinema americano. Quel "Deep throat", tirato su da una troupe improvvisata con un budget irrisorio, che ha totalizzato ad oggi ben 600 milioni di dollari di incasso globale, per il quale la povera ragazza, ribattezzata artisticamente Linda Lovelace, percepì davvero una miseria, uscendone segnata e compromessa per tutta la vita. La vicenda prende inizio in Florida nel 1970. Linda vive con i suoi genitori e sogna un futuro da pin-up. Il salto di qualità arriva quando l'avventuriero Chuck Traynor, delinquente di mezza tacca, la scopre per caso come animatrice d'una pista di pattinaggio. Il tipo dai modi di fare piuttosto convincenti e galanti riesce a farla innamorare e a sposarla. Ma ben presto si svela per quello che è: un viscido e ripugnante aguzzino che mira a raggranellare dollari con lo sfruttamento della prostituzione. Linda diventa merce di scambio per infimi favori come il pagamento di cauzioni o l'acquisto di cocaina. Fino al vero capolavoro compiuto da Traynor in complicità con una banda di lestofanti: la realizzazione di un pornofilm, accolto nelle sale, grazie al passaparola, da un successo incredibile. La povera Linda assapora per poco la ribalta e diventa una celebrità pagando un prezzo altissimo. Due anni dopo, infatti, il suo film scavalca i ben più noti prodotti hollywoodiani arrivando in vetta alle classifiche. Il rapporto tormentato col marito Chuck, sempre più condizionato da inaudite violenze e da un'intollerabile mancanza di umanità, verrà raccontato nel best-seller "Ordeal", cronistoria brutale delle angherie subite. Linda tornerà ad una vita normale solo molti anni dopo, fino al tragico incidente del 22 aprile del 2002 nel quale perderà la vita a soli 53 anni.
A più di un anno di distanza dal Sundance e dal festival di Berlino, accompagnato da forti polemiche e da cocenti delusioni per il taglio televisivo e poco convincente dell'operazione, arriva nelle nostre questo biopic non particolarmente desiderato, visto che sul fenomeno "Deep throat" si era già detto molto con il bellissimo documentario realizzato una decina d'anni fa da Randy Barbato e Fenton Bailey per l'HBO. Anche gli autori di questo biopic, che mira a ricostruire l'atmosfera di rivoluzione sessuale americana in forma di reazione al peso del Watergate, sono dei documentaristi ma l'operazione non traccia nessun solco fondamentale. Un cast d'eccezione, dominato dalla brava Amanda Seyfried che riesce benissimo ad amalgamare malizia e innocenza, pudore e ninfomania nel suo personaggio controverso, si riduce ad un esile contributo, surclassato in forma e contenuti da film a confronto sensazionali come il "Boogie nights" di Anderson. Molta fedeltà storica nella ricostruzione di quel folle set condotto dal domatore Gerard Damiano (ex parrucchiere passato dietro la macchina da presa come pornografo), un'audacia tenuta a bada, appunto, da una piatta forma televisiva ma, in sostanza, nulla di memorabile. Un'irriconoscibile Sharon Stone nei panni della madre di Linda somatizza dolori lancinanti, tormentati da una morale assurda e bigotta fatta di obbedienza e devozione. Linda Lovelace, fragile ed indifesa donna su cui si continuano a versare lacrime amarissime, la prima trappola la ebbe proprio in seno alla sua famiglia. L'unica via di fuga possibile le fu fatale: consegnata in pasto ai desideri perversi di un paese in preda ai cambiamenti storici, fu preda di una sopraffazione totale alla quale non smise mai di sorridere con stupore e rassegnazione.
Uci Cinemas, Molfetta - 8 Maggio 2014 |