Come ne "Il cacciatore" di Michael Cimino, anche Russel Baze detto Slim (Christian Bale), protagonista di questa bella storia, di giorno si massacra la schiena in fonderia e si rilassa andando a caccia di cervi. Sul suo destino tuttavia non incombe la tragedia del Vietnam, ma nemmeno un'esistenza tanto tranquilla. Con un padre malato terminale e un fratello minore (Casey Affleck) che, reduce dagli orrori in Iraq, arrotonda disperatamente come boxeur nel pericoloso giro delle scommesse clandestine, in seguito ad un brutto incidente stradale, viene arrestato per omicidio colposo e sottratto, per un po' di tempo, alla routine in comunità. Quando ne viene fuori le cose sono peggiorate: suo padre muore, il fratello continua ad accumulare debiti e botte e la sua ex-ragazza si mette al sicuro, unendosi ad un tranquillo agente di polizia. Nella piccola cittadina di Braddock la pace viene ulteriormente sconvolta dalle sortite di una banda di criminali, capeggiata da Harlan DeGroat (Woody Harrelson), violento psicopatico disadattato, che regge le fila degli incontri truccati sui monti Appalachi dove la legge non può arrivare. DeGroat è infatti coinvolto inequivocabilmente in prima persona negli incontri truccati e quando il fratello di Russel ne resta vittima, occorrerà ricorrere alla giustizia privata. Che, grazie alla risolutezza e alla determinazione di un uomo in collera con l'esistenza, non tarderà ad arrivare nella forma più violenta possibile.
Presentato in concorso alla Festa di Roma lo scorso autunno, opera seconda di Stuart Cooper dopo il precedente "Crazy heart", "Out of the furnace", ribattezzato con un titolo di richiamo, in debito con un buon film d'azione di Tony Scott ("Man on fire"), mitiga il furore reazionario dei buoni che diventano cattivi, con suggestioni, pause, insoliti scenari naturali e un pizzico di epica da tragedia classica. Anche se il titolo promette violenza, e nel film in questione ce n'è tanta, l'antica legge del taglione procede per sottrazione, scavando nelle personalità dei personaggi minori in forte chiave narrativa. Dove ad esempio troviamo un Willem Dafoe, allibratore corrotto e pentito, che protegge le sue vittime dalle violente leggi della strada, un folgorante Sam Shepard, amico e consigliere di famiglia, e un Forest Whitaker, agente di polizia riflessivo e pavido, in cerca di pace. In prima linea due fratelli in perenne contrasto con la sorte, condizionati dal forte peso esistenziale, dove alla fragilità di Casey Affleck che porta addosso i segni e i traumi della guerra, si antepone un Christian Bale determinato dall'infelicità e dalla rassegnazione. Al centro della disputa un terribile Woody Harrelson che incarna con perfetta aderenza il pericoloso e schizzato delinquente che non dà alcun valore alla vita degli altri. Ottimo film con una eccellente colonna sonora e una fotografia (Masanobu Takayanagi) che sembra allinearsi con l'opprimente buio interiore, viene fuori da un progetto che inizialmente avrebbe dovuto riguardare in prima persona Leonardo DiCaprio. Cooper fa benissimo, e in questo si riconosce l'impronta autoriale, a non contaminare lo script con accellerazioni tipiche e la veemenza altrimenti destinata alla spettacolarizzazione della vendetta ritorsiva. Senza precisi pistolotti morali e, più semplicemente, motivato dal comunicare la solitudine che si annida in certe comunità dell'America del nordest, il film individua l'anima nera dei personaggi, li orienta sul binario di un destino dove si può deragliare da un momento all'altro. E' un cinema che un tempo avrebbe avuto onori e oneri di visione. Invece finisce ora nelle mani di una piccola distribuzione che fa quel che può nell'insolito traffico scorrevole di inizio stagione. Da vedere assolutamente.
Uci Cinemas, Molfetta - 29 Agosto 2014 |