Avvocaticchio d'ufficio, terza scelta obbligata per i delinquenti processati per direttissima nell'ultramoderno palazzo di giustizia del Centro direzionale di Napoli, Demetrio Perez (Luca Zingaretti) esprime la sua angoscia e il suo disagio con la voce fuori di campo. Una sorta di Marlowe partenopeo, privo di panorami affascinanti sullo sfondo. E' un uomo solo, stimato da pochi, che ha occhi soltanto per la sua unica figlia Tea (Simona Tabasco), cascata fra le braccia del fascinoso giovane Francesco Corvino (Marco D'amore), discendente d'un pericoloso clan della camorra. La situazione si complica quando a Perez viene proposta la difesa di Luca Buglione (Massimiliano Gallo), capo camorrista pentito, che ha intenzione di vuotare il sacco ma allo stesso tempo proteggersi per tornare quanto prima alla latitanza. All'avvocato viene proposto uno scambio: ultimare alcuni affarucci poco puliti per conto del camorrista in gabbia da lui assistito, per vedere finalmente risolta la relazione pericolosa di sua figlia. Ovviamente Perez dovrà fare i conti con gli imprevisti (molti), i rischi dell'intricata missione e soprattutto la nuova guerra fra bande, che si risolve con il duello all'ultimo sangue fra i due pericolosi esponenti.
"Perez." è il secondo film di Edoardo De Angelis, che aveva esordito qualche anno fa con il trascurabile "Mozzarella stories", e va inteso come un film di genere con premesse (e non pretese) autoriali. De Angelis sposta l'azione in una Napoli frontiera ultra moderna, per poi spostarsi nel finale nell'inferno dei caseggiati distrutti o abbandonati di Castel Volturno. Palazzoni di vetro, cieli di piombo con un sole assente e soprattutto tanti esterni notte che esprimono l'angoscia esistenziale del protagonista perdente. L'intreccio del film scorre con fluidità e verosimiglianza salvo incepparsi, soprattutto nelle battute finali, in un accumulo di trovate poco credibili e molto da fiction che ne compromettono la riuscita. Luca Zingaretti, antieroe solitario e smarrito, che sprofonda in un umiliante abisso d'un mondo con cui convive e lotta, ben si adegua alle regole del noir classico. Il film protogomorriano resta, visto che ci descrive una modernità delinquenziale che di napoletano ha solo cadenze e forzature espressive, ma che di fatto si svolge in un globalizzante avamposto che può appartenere a qualsiasi città. Piuttosto rara come incursione in un genere che pochi ormai fanno, "Perez." ha fra le noti dolenti uno script che mette sulla bocca dei personaggi dei dialoghi, a volte, davvero improponibili. Fra i ricavi, invece, la scoperta di un buon attore come Massimiliano Gallo, nei panni di un meditativo ma violento giovane camorrista, una sorta di clonazione di Toni Servillo, con numeri d'alta scuola e una carriera avviata, salvo ripensamenti, sulla possibile nascita di un nuovo filone.
Cinemars, Andria - 2 Ottobre 2014 |