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TRE TOCCHI
Regia:
Marco Risi
Interpreti:
Emiliano Ragno, Gilles Rocca, Massimiliano Benvenuto, Vincenzo De Michele, Leandro Amato, Antonio Folletto, Luca Argentero, Marco Giallini, Claudio Santamaria
Durata: 101'
Nazionalità: Italia 2014
Genere: drammatico
Stagione: 2014-2015
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Marco e i suoi ragazzi fuori. Risi torna ad incrociare indifese esistenze parallele, motivate da un raccordo di origine, fra sudore, sconforto, istinto, passione e sogno. Il bilancio esistenziale pur non essendo rincuorante, è strettamente connesso al reale. A quel reale di cui il cinema italiano recente sembra voler fare volentieri a meno, tenendo lontano il suo pubblico omologato da motivazioni alle quali, anche in anni difficili, non si era mai smesso di attingere. "Tre tocchi" rischia di diventare così un film coerente fino in fondo ai suoi estremismi, tanto da risentirne: girato a basso budget in assoluta libertà, anche se l'esperienza e l'ampio sguardo filmico di Risi non lo danno a vedere, un piccolo progetto di vita connesso appunto all'impegno sportivo del regista che, allenandosi in una squadra di artisti (doppiatori, musicisti, attori, sceneggiatori e registi), ha avuto modo di confrontarsi con storie vere, isolandone almeno sei, ognuno con il suo rispettivo protagonista reale. Max Benvenuto, con un discreto passato nelle fiction, sogna di spiccare il grande salto ma la chiamata non arriva mai e il suo agente sembra volerlo relegare a vita nelle piccole cose che gli consentono di tirare avanti, tipo fare l'acchiappino di stranieri nelle osterie del centro storico. Leandro Amato è un attore teatrale dei circuiti off dove interpreta un monologo en travesti. Torna per sfida nella città bollente che lo ha scacciato per un pericoloso sgarro politico ed è alla evidente ricerca del perdono che forse arriverà fra mille rischi. Emiliano Ragno è invece un doppiatore che arrotonda facendo il facchino in un grande albergo. Nelle suite lussuose dove accede con il suo passepartout sogna il grande cinema in un flou malinconico con la diva del suo cuore. Vincenzo De Michele, con problemi personali, si esprime con istintivi scatti di violenza con il quale maschera una pericolosa fragilità. Antonio Folletto sogna un provino e spreca la giovinezza come toy boy ai piedi di una vecchia attrice di teatro (Ida Di Benedetto) del quale è succube. Gilles, infine, attore di fotoromanzi vive una vita al di sopra dei suoi mezzi e si rifugia nella cocaina. Nella squadra in giro per l'Italia per partite di beneficenza i ragazzi si ritrovano rivali fuori e dentro il campo. Il provino col grande regista, che è una speranza per tutti nella totale incertezza del presente, arriva ma senza margini di letizia. Fuori si continuerà a combattere e scalciare contro le avversità, tenendo bene a meno i tre tocchi per sopravvivere al grande gioco della vita: velocità, concentrazione e visione.
Scritto dallo stesso regista con Riccardo De Torrebruna e Francesco Frangipane, "Tre tocchi" si rivela un prodotto cinematografico sfuggente, scomodo ma permeato di sana passione. Aggettivi poco allineati con una produzione recente che sembra aver trovato nel disimpegno e nella situazione comica seriale un veicolo per assuefare il pubblico a prodotti di consumo immediato, senza alcun rilascio. L'intuizione di Risi, stavolta, è quella di tornare a ricalcare personaggi autentici che in passato gli hanno consentito di indovinare buoni successi di pubblico e critica. Con questa sua intelaiatura robusta e spiazzante, "Tre tocchi" pare essere insomma un film destinato a trovare il suo pubblico, ma per una serie di motivazioni volgarmente industriali, a non essere frutto di una ricerca. Fra l'altro affidandosi interamente a sei giovani bravi attori che faranno strada, Risi dimostra ampiamente di poter fare a meno di specchietti e di badare alla sostanza. Ciascuno con prerogative caratteriali precise (trarre meriti individuali sarebbe ingiusto, gli attori funzionano in quanto squadra), molto più legate al cinema che alla superficialità televisiva (con tutto il rispetto per fiction e quant'altro). Risi pesca momenti alquanto crudi (due episodi di violenza sessuale) e altri involontariamente divertenti (il macchiettistico regista), un certo lirismo che gli è congeniale (il pusher che sogna la danza), una delicatezza di tocco (gliene basta uno, si sa, perché ha mestiere) nell'epilogo a Sud. Un film diverso, originale, dove si ritrova una complicità virile che mette radici in un calcio che accarezza le nobili sponde di forza e poesia della squadra di Pier Paolo Pasolini. Un film che il pubblico ha comunque il diritto di vedere, che si affatica e sgomita in un panorama desolato e desolante fatto di film in scatola, privi di estro, privi di quella sana passione che ci rifila all'occorrenza bei movimenti di macchina e inquadrature ben assimilate dal mestiere.
Auditorium Santa Cecilia - Sala Sinopoli - 21 Ottobre 2014 |
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antonietta70 - 01/12/2014 23:59:52
I tre tocchi - recensione
Un film dove la settima arte si sprigiona in tutta la sua essenza, è lo sguardo di Marco Risi che penetra il Cinema attraverso il Cinema, sfondando le barriere di schemi e logiche che rispondono solo ad un mero e discutibile gioco di un miope mercato. Come Pirandello porta in scena Sei personaggi in cerca di autore, facendo teatro nel teatro, Risi porta la faccia di sei uomini nei nostri occhi per vedere l'effetto che fa, e se un provino è capace di cancellare il buio che c'è. Sono sei ragazzi, ognuno interprete della propria vita, che si incontrano regolarmente in un campo di calcio per giocare nella squadra degli attori diretta da Giacomino Losi fondata da Pier Paolo Pasolini, tutti alla vigilia di un provino. C'è Max (Massimiliano Benvenuto) che ha girato una fiction ed ora lavora in un ristorante, Gilles (Gilles Rocca) è interprete di fotoromanzi e schiavo della cocaina, Emilano (Ragno) è un doppiatore e fa il garzone nell'hotel Majestic di Roma, e disteso sui grandi letti delle stanze dove si rinchiude, sogna di essere il protagonista di noti film al fianco della sua icona Valentina Lodovini, Antonio (Folletto) è un giovane attore di teatro che consuma la sua esistenza accanto ad Ida Di Benedetto, una vecchia attrice ormai abbandonata a se stessa da cui si fa mantenere, Leandro (Amato) che torna a Napoli come attore di teatro pur di cancellare un'identità scomoda per vecchi conti in sospeso con la camorra, ed infine c'è Vincenzo (De Michele) che si occupa del padre gravemente malato e vive cantando in un ristorante, la cui immagine riflessa nel vetro di un portone è l'ombra dai contorni sempre più indefiniti di un'identità torbida e violenta. Concentrazione, visione e velocità, nel calcio sono i tre tocchi che consentono di procedere nonostante gli ostacoli verso l'obiettivo, ma l'identità di sei uomini messi intimamente a nudo attraverso la lente della macchina da presa, per mano di un autentico tocco d'autore, rivela che tra un manifesto ed uno specchio c'è una realtà fatta frustrazioni, debolezze e fragilità. È autenticità che si mescola alla finzione rimanendone vittima, è la realtà di Emiliano che si confonde col sogno a cui nell'ultima scena, travestiti da donna, prestano il volto Marco Giallini, Claudio Santamaria e Luca Argentero che lo bacia rivelando che il sogno ha lo stesso sapore amaro della realtà, e linea che li separa perde tratto e colore, è la forma che schiaccia la passione del pusher che danza sulle prepotenti note de Il lago dei cigni, lontano dagli occhi del mondo e da quella grazia che non gli è mai stata riconosciuta, è Max che torna nelle acque dove affondano le sue radici e si concede agli unici occhi dove riconosce l'amore, è Paolo Sorrentino che chiede "chi sei?". E' una preghiera recitata per un provino che si ripete sulla bocca di tutti ma su quella di Vincenzo ogni parola è rivolta a Dio affinché lo salvi da se stesso, è Marco Risi che pur non seguendo un filo canonico di narrazione, ci presta il suo sguardo che attraversa l'universo di sei uomini come una lama lasciandolo a brandelli.
Antonietta D'Ambrosio
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