Tornano i ragazzi terribili di "Boris" e mettono a soqquadro quella commedia pre-natalizia recente legata più o meno alla rottura di equilibri domestici (alla Alessandro Genovesi) o più semplicemente alla sit-com allargata americana (alla "Ti presento i miei"). Il risultato è anomalo, non particolarmente riuscito, ma dignitoso se ci si limita quanto meno alle buone intenzioni di originalità, anticonformismo e anarchia morbida a servizio dell'intelligenza. Il grosso limite è che ci si ritrova davanti ad un film a più facce. Che inizia in chiave demenziale alla Mel Brooks ("History of the world") e procede poi in chiave storico fantozziana ("Superfantozzi"), salvo poi soffermarsi in due lunghi blocchi con lo stesso cast ribaltato in chiave "miseria e nobiltà". Il filo conduttore è l'innamoramento di due giovani anime: Massimo e Giulia. Tocca alla ragazza presentare il suo nuovo fidanzato alla sua famiglia sui generis per il cenone della vigilia di Natale. Il povero Massimo si ritrova in una cascina del viterbese in casa Colardo dove quasi tutti maneggiano armi, propendono per la caccia al cinghiale, per improbabili violenti giochi di carte e amenità varie. Il ragazzo pare adattarsi, ma quando rivela di essere il rampollo di una delle più ricche famiglie d'Italia, chissà perché il suo fidanzamento si interrompe. Se ne torna a casa, dai suoi, in un nucleo aristocratico in preda al panico per l'inaspettato suicidio di un domestico filippino depresso. Il pranzo di Natale, la raccolta fondi per i bisognosi e l'interrogatorio dei poliziotti che vogliono vederci chiaro in questo circo delirante attorno al cadavere. Giulia, pentita, arriva nella casa del suo fidanzatino e viene colpita da una situazione altrettanto imbarazzante. Come finirà?
Rispetto alla recente commedia che sbuca nelle sale con cadenza settimanale, "Ogni maledetto Natale" è un tentativo coraggioso di ritagliarsi uno spazio umoristico dove si spalancano le porte alla scrittura, a tempi ragionati e collaudati e alla freschezza di un cast generosissimo dove spiccano in duplici parti Valerio Mastandrea, Francesco Pannofino e Marco Giallini. I momenti più irresistibili sono affidati invece ad un Corrado Guzzanti con occhi a mandorla e parlantina ricca di strafalcioni italiani che ci regala uno sboccato e sempre sorridente maggiordomo filippino. C'è insomma materiale sufficiente per confidare nella cosiddetta funzionalità del genere anche se la struttura teatrale dei due interni e delle due situazioni immobilizza un pochino la resa e rende in alcuni momenti tutto molto statico e monotono. Comunque il trio Ciarrapico/Torre/Vendruscolo un pubblico definito ce l'ha e come zona franca va più che bene. Un assaggio pre-natalizio prima dell'annunciato arrivo di panettoni cucinati con gli stessi prodotti scaduti.
Cinemars, Andria - 30 Novembre 2014 |