Assente da un bel po' dai nostri schermi per una tendenza di scelte produttive caratterizzate da mancanza di coraggio, il film per ragazzi allo stato puro torna a riempire la programmazione natalizia, segnando il ritorno di Salvatores in un'inedita vena sperimentale. "Il ragazzo invisibile" è infatti un anomalo film di supereroi che fa a meno di effetti speciali di grido, rinuncia ad una spettacolarizzazione di trama, identificando i nemici in una chiave più intima e razionale. Un film divertente ma non troppo che si rivolge ai ragazzi con una serie di indicazioni, più o meno immediate e significative lasciate dal tenebroso ma affascinante giovane protagonista. Michele è un ragazzino solitario e sensibile che vive a Trieste con la mamma che lavora in polizia (Valeria Golino) e una sorellina. La sua è un'esistenza particolarmente difficile: Michele se ne sta sempre in disparte, vessato talvolta dai compagni di classe cattivi che lo rendono vittima di squallidi episodi di bullismo. Discreto e taciturno, ha il cuore che batte per Stella, una biondina che sembra ignorarlo. Una notte accade però qualcosa di magico: indossando un costume da supereroe comprato per due soldi in un bazar cinese, Michele si accorge di avere il dono dell'invisibilità. La cosa dapprima lo sconvolge, poi gli offre l'opportunità di godersi una certa rivalsa, restituendo la pariglia ai bulli che lo avevano umiliato. I poteri tuttavia vanno e vengono e quando il ragazzo cercherà di vederci chiaro, verrà a conoscenza di una inquietante e sbalorditiva verità. I nemici tuttavia non fanno fatica a materializzarsi: in città alcuni ragazzini scompaiono misteriosamente e Michele, grazie ai suoi poteri, comincia ad indagare per poterli salvare.
Strutturato in maniera tradizionale in un cinematografare del regista distante anni luce dai film che lo hanno consacrato, "Il ragazzo invisibile" pur non offrendo, per ragioni di budget, i giri di giostra, riesce ad entrare nel cuore dello spettatore attraverso l'anima e la personalità accattivante del suo giovane protagonista. E' un film che si lascia seguire con tenerezza e piacere, pur offrendo un campionario esiguo di effetti e sorprese, quasi tutte pescate involontariamente da film celebri (pensiamo soprattutto a "Le avventure di un uomo invisibile" di Carpenter). Suggestiva l'ambientazione triestina per ragioni di sostegno (Friuli Film Commission. Ma ha contribuito anche la Regione Lazio anche se il litorale non sembra essere proprio quello ostiense) e un pochino ripetitiva questo incipit alla "educazione siberiana" con nemici russi che sembrano dei villain dei film degli anni '80. In chiave sperimentale Salvatores mostra comunque una grinta che procede verso l'internazionalizzazione dei suoi prodotti. Un film come questo ha comunque un mercato europeo, pur sfigurando nel marasma di action-movie ipertecnologici delle major dei fumetti, ed assicura una fetta di pubblico alla ricerca di un film con cui passare pomeriggi in assoluta armonia e serenità. Ottima la fotografia del fedele Italo Petriccione, un pochino elementari e obsoleti i pochi effetti speciali. Per la nostra cinematografia è comunque un segnale incoraggiante, un ritorno alla tradizione.
Cinema Impero, 22 Dicembre 2014 |