Agenti segreti borderline, fuori dall'albo ufficiale delle varie intelligence mondiali, i "Kingsman" si danno convegno come dei cavalieri di una tavola però rettangolare nei piani bassi d'una sartoria nel cuore di Londra, possono contare su potenti e sofisticati mezzi al servizio dello spionaggio incontrollato, lottano sempre e comunque contro i villain che si riciclano, alla bisogna, con la scusa della filantropia. Galahad (Colin Firth) è uno degli agenti in servizio più esperti ed attivi ed è sulle tracce d'una organizzazione misteriosa che sta facendo scomparire capi di stato e eminenti esperti di ecosistemi. Sulla tabella di marcia dello spionaggio d'ordinaria amministrazione arriva inconsapevolmente il giovane Eggsy (Taron Egerton) ad agitare le acque. Il ragazzino è infatti il figlio di un ex agente Kingsman morto diciassette anni prima in una missione di guerra e non sa nulla del passato di suo padre. Compone un numero, pronuncia una parola chiave e si ritrova per necessità inghiottito da un mondo in cui potrebbe trovare riparo da insoddisfazioni e fallimenti. Il ragazzino infatti non se la passa bene: la mamma viene continuamente umiliata dal patrigno e alcuni teppisti del quartiere lo maltrattano come un nerd qualunque. Eppure Eggsy ha delle qualità, pronte ad esplodere. Accade allora che allo stesso venga impartito un rigoroso e pericoloso addestramento per entrare a far parte della squadra. E la battaglia contro il cattivo, che finalmente risponde al nome del magnate Valentine (S.Jackson), entra nel vivo. Toccherà proprio al giovane figlio d'arte salvare il mondo da un'implosione organizzata a regola d'arte attraverso la minaccia di una suggestione legata alla telefonia e la missione sarà alquanto impossible.
Da sempre il cinema di spionaggio recente vive un apparente disagio concorrenziale con i Bond movies che regolano legittimamente, non vi è nulla da fare, il monopolio emozionale legato alle spy story. Questo disagio è a doppio taglio: sono i surrogati in grado di superare i modelli classici o invece la tradizione si ritrova superata sul campo dal nuovo che avanza? "Kingsman - secret service" opera oculatamente in una via di mezzo che mette tutti d'accordo. I Bond movies si ritrovano così omaggiati affettuosamente fra riferimenti e citazioni (soprattutto nell'epilogo che strizza l'occhio a "A view to a kill" di John Glen) anche perché la guerra sembra essere raffreddata, almeno qui, da motivazioni più personali che politiche. In questa girandola fumettistica (il film si ispira infatti a "The secret service", fumetto di Dave Gibbons e Mark Millar) dove si è faccia a faccia con il brivido dell'imprevisto e l'adrenalina va a mille, si ritorna finalmente al cinema nell'esercizio delle proprie funzioni. Che sono quelle legate, appunto, al divertimento puro, all'ironia in libertà, alla spettacolarizzazione di incognite e paure. Colin Firth in forma si cala quindi nei panni di mentore e il giovane Taron Egerton in quelli di recluta. Nella mischia ritroviamo il sempre affascinante Michael Caine, vecchio saggio dei servizi supersegreti, e Samuel Jackson in quelli di perfido e variopinto Tycoon che minaccia, come al solito, un'inconsapevole umanità. Acrobazie, ritmi concitati da videogame, insomma cinema, senza se e senza ma. E lo stile come valore aggiunto a materia che si risolverebbe, altrimenti, in amorfa chiassata.
Cinema Alfieri, Corato - 25 Febbraio 2015 |