I cocci di un'appassionata storia d'amore cadono sulla fredda tavola di un'affollata osteria alla moda dove i due protagonisti principali si ritrovano, isolandosi dal mondo, per programmare i turni di vacanza con i figli. Delia (Jasmine Trinca) e Gaetano (Riccardo Scamarcio) sono separati, hanno smesso d'amarsi per ragioni che il film si preoccuperà di approfondire in corsa, ma continuano a guardarsi con occhi profondi celando in un distacco convenzionale un affetto naturale che il tempo sembra proprio non voler scalfire. Scorrono le istantanee in forma di flashback che ci riportano alle origini di quel rapporto ormai logorato dalle preoccupazioni della vita quotidiana. Lei brillante nutrizionista, lui scrittore di belle speranze sempre in attesa dell'ispirazione giusta, in una Roma magica dove gli stati d'animo si adeguano alle stagioni. Un veloce matrimonio per gioco e i due amanti sono presto inghiottiti da pannolini da cambiare, le prime preoccupazioni vere e qualcosa si incrina. Amarsi con l'impeto di un tempo diventa impossibile, il fuoco acceso dell'intesa sessuale si raffredda per via delle gelate precoci della responsabilità. Il menage si trascina, insomma, per inerzia e le rispettive forti personalità si svelano, fra litigi, rancori, incomprensioni. La resa dei conti, insomma, pare sembra avvenire proprio in quel locale dove una parte di mondo si è data appuntamento. Ed è una sera speciale, una sera dei miracoli, appunto, come sembrerà di capire e dove a nessuno è consentito salvarsi da solo. Il riscatto è dato dagli sguardi, dopo una travolgente crisi di pianto (bravissima Jasmine Trinca, la sequenza ha una resa formidabile) che lava il dolore e ne prepara la cura. Allo spettatore coinvolto non viene promesso nulla: la speranza, mai certezza, è che tutto possa ricominciare da zero.
E' un Castellitto diverso, forse al suo film più convincente, che si è dato qui esclusivi compiti da regista, quello che traspone l'ennesimo testo di Margaret Mazzantini, qui referente assoluta di una sceneggiatura robusta che invade spesso la buona resa narrativa dei due personaggi. E' un racconto appassionato e veritiero, spesso sconvolto dagli slanci e cadute della drammatizzazione (sempre asciutta, mai sdolcinata o accattivante), dalle forzature del dialogo, ma che senza mai cedere alla banalità cerca di inquadrare la crisi d'identità della coppia, coinvolgendoci quanto più possibile nell'analisi di una disfatta morale. Sceneggiatori che mettono da parte i sogni, per vivacchiare con gli alimenti di cui si nutre certa televisione cercando di tirare avanti. E un malessere fatto di istintiva incomunicabilità, frequenti fraintendimenti, reciproco dolore. Con ammirevole credibilità i due giovani attori si abbandonano alla complessità di queste due anime sballottate fra amore e solitudine. Castellitto depura l'insieme dai rischi di teatralità e spettacolarizzazione. La recita della vita, insomma, non cade nella vita recitata. Ed è un segnale incoraggiante. Riccardo Scamarcio risponde presente ad una chiamata di maturità, Jasmine Trinca dimostra che questa generazione d'attrici ha buoni numeri per concedersi il tanto temuto ricambio. Meno appropriato il gioco abituale di pezzi cantati, con tutto questo esubero di emozioni veicolate da una coppia di autori in forma. Il film ricorda sotto certi aspetti, anche se li aveva connotazioni storiche più forti, l'ultimo Luchetti. Partecipazione speciale a sorpresa di Roberto Vecchioni. Ma a cantare è Dalla, in un omaggio appropriato e struggente.
Cinema Alfieri, Corato - 18 Marzo 2015 |