E' un film visivamente potente, che non lascia indifferenti nonostante vadano messe in preventivo le aspettative mantenute e tradite. Un'opera raffinata ed emozionante che lascia un segno significativo ed acuto nel panorama ultimo, piuttosto sfuggente e nebuloso della nostra pigra cinematografia nazionale. Garrone adatta le inquietudini del presente ad alcune novelle seicentesche delle 50 e passa raccolte ne "Lo cunto de li cunti" di Giambattista Basile, fiabe nere, serbatoio significativo di ancestrali paure contadine e di retaggi piuttosto evidenti dei succubi della dominazione. Non sono felici i re e nemmeno le loro mogli, nonostante il gioco delle parti sia condotto proprio dalle stesse, se il destino si oppone ai legittimi disegni. Si comincia infatti con una regina (Salma Hayek) ossessionata da una maternità che non vuole proprio arrivare, che si affida alla ricetta di un torvo negromante che le spiega come il ciclo della vita richieda il sacrificio di un'altra. Nella lotta contro il drago marino, intrapresa per rubargli il cuore che sarà chiave di prosperità, sarà proprio il sacrificio del re (John C.Reilly) a mettere fine alla sterilità della regina. La donna avrà un figlio che sarà gemello di quello avuto in modo analogo dalla sua sguattera, colpita anch'essa dal sortilegio del drago. La regina cercherà inutilmente di separare i due ragazzi, ma il loro legame di sangue prevarrà. Un giovane re lascivo e violento (Vincent Cassel) si innamora della voce misteriosa di una ragazza. Brama di possederla un po' per diritto di monarca ma soprattutto per le sue raffinate tecniche di seduzione. La ragazza è invece una vecchia contadina che, in combutta con la sorella, cerca di trarre vantaggio da questo inganno. Verrà trasformata in una ragazza bellissima, arriverà sull'altare ma l'invidia della povera sorella rimasta vecchia metterà a repentaglio la durata dell'incantesimo. Un altro sovrano vedovo (Toby Jones), che cura maniacalmente una strana pulce, decide di dare in sposa sua figlia Viola in età da marito al pretendente che riuscirà a risolvere un enigma. Il torneo sarà vinto da un terribile orco, la figlia verrà trasportata in una grigia caverna, la disperazione sarà interrotta da alcuni saltimbanchi giunti per salvarla. Ma l'orco non mollerà facilmente la preda...
Con parecchi (ma non moltissimi) mezzi a disposizione Matteo Garrone porta a casa un'operazione anomala, incredibilmente affascinante ed emozionante, che restituisce una dignità autoriale al fantasy, genere poco praticato dalla nostra cinematografia recente. Come già i Taviani per Boccaccio che colsero il legame della pestilenza con tutte le novelle permeate in apparenza da temi giocosi e sentimentali, nel caso in questione Garrone coglie in pieno lo spirito ferocemente critico e grottesco del Basile che mette a nudo un mondo terribile di mostri (soprattutto umani) in eterna lotta fra sopravvivenza e sopraffazione. Lo schema ciclico dei racconti, montati magnificamente in una struttura episodica che però non disperde le caratteristiche dei singoli frammenti, ravviva le buone intenzioni di un'opera che sacrifica volentieri la sceneggiatura (scritta ad otto mani), asciugando al massimo le interazioni dei protagonisti. Attraverso questo utilizzo sapiente della tecnica, che porta in luoghi magici e suggestivi (in gran parte scenari naturali), Garrone incide sull'epica, parla al cuore dello spettatore adulto, sebbene servendosi di un linguaggio distante, ma onnipresente, che è quello delle favole. Una buona prova di maturità che avvalora la credibilità di uno fra i migliori autori della nostra scuderia.
Cinema Impero, Trani - 14 Maggio 2015 |