Mario Bava rivive fra citazioni, omaggi e saccheggi in questo anomalo horror australiano sulla cui ispiratissima vela soffia il vento costruttivo del thriller d'ispirazione psicanalitica. "Babadook" è un buon film che sulla carta promette forti emozioni e sussulti in sala, ma che alla fine si rivela più sofisticato e intenso di quanto la collocazione nell'outlet cinematografico di fine stagione lascerebbe immaginare. Al centro della storia una piccola famiglia sconvolta da un dolore: Amelia (Essie Davis), giovane mamma che presta servizio in una casa per anziani, e suo figlio Samuel (Noah Wiseman), non hanno ancora superato la perdita del capofamiglia, morto in circostanze violente durante una corsa in ospedale. Samuel non ha mai conosciuto suo padre e questa mancanza lo rende irrequieto, iperattivo, spesso condizionato da assurde fobie e un immaginario lacerato dalla solitudine. Fra i libri di fiabe del piccolo Samuel una sera arriva un misterioso volume illustrato dove si racconta la vicenda del mostro nero Babadook che chiede di entrare, dapprima in senso figurato, poi all'atto pratico, per sconvolgere ulteriormente equilibri già precari. Amelia cerca di rimuovere il libro spaventoso, ma il vaso, inconsapevolmente, è già stato scoperchiato. Atroci incubi condizionano la vita domestica di madre e figlio, la tensione sale, la violenza è destinata ad esplodere. Psicanalisi e coraggio rimedieranno ai danni procurati dall'uomo nero, che porta in spalla, il rimorso e i sensi di colpa. Finale non proprio prevedebile, da gustare rigorosamente dal vivo.

Si citava Mario Bava perchè i rimandi della giovane autrice Jennifer Kent vanno dal punto di vista narrativo al suo ultimo "Shock" (1977) e poi perchè più volte tra gli incubi che si materializzano in chiave espressionista (con immagini di repertorio che vagano da Melies a Rupert Julian) ritroviamo "La goccia d'acqua" dal bellissimo "I tre volti della paura". Più gotico che splatter, con una paura giostrata meticolosamente attraverso un bellissimo montaggio sonoro, "Babadook" è una curiosa favola nera aperta a tutte le interpretazioni possibili, alcune davvero basate sullo stato d'animo individuale, che stuzzica i mostri che si annidano nel buio del nostro inconscio e li tira fuori in una sfida liberatoria. Alcune metafore che non vanno svelate per non causare uno spiacevole effetto spoiler a questo proposito si rivelano significative, mostrando un progetto ben definito in chiave psicanalica che valorizzano il senso del film. Jennifer Kent sacrifica così la spettacolarizzazione della paura, ma scava in profondità nel disagio esistenziale causato da una perdita. E lo spettatore accorto troverà il modo, quindi, di trovare nell'anima nera di ognuno di noi quell'invicibile mostro, che il più delle volte, ci si illude di domare.

Uci Cinemas, Molfetta - 24 Luglio 2015