Bond 24. La penna di Ian Fleming si imbatte per la prima volta nella "SPECTRE" in un romanzo del 1961 ("Thunderball") come variante. A caccia di nuovi nemici, dopo l'attenuarsi delle crisi diplomatiche fra le due superpotenze, il celebre scrittore londinese pensò bene di trovare in un'organizzazione terroristica il mordente ideale per le scorribande internazionali del più famoso agente segreto al servizio di sua maestà britannica. Nelle mani di Sam Mendes, che sembrava aver chiuso bene i conti nel precedente "Skyfall", si presenta una ghiotta occasione per ripercorrere la genesi di questa associazione a delinquere che fabbrica terrore e morte, ma soprattutto la nascita e la repentina caduta del villain più spietato sulla strada di 007: quell'Ernst Stavro Blofeld, che lanciava comunicati inquietanti inquadrandosi in primo piano mentre accarezzava un pacioso gatto bianco, che qui ritrova il ghigno satanico e la deformazione teatrale di un talentuoso, ma sprecato, Cristoph Waltz. Il film segue alla lettera lo sviluppo narrativo delle puntate precedenti: con l'MI6 caduta sotto gli attacchi terroristici in "Skyfall", James Bond (Daniel Craig) è diventato un cane sciolto a spasso per il mondo, "vedovo" di "M", a caccia dei reponsabili. Si imbatte così a Città del Messico in uno strano trafficante di origini italiane, che farà una brutta fine a bordo di un elicottero per mano di 007. Unico indizio: un anello con una piovra stilizzata che Bond consegnerà al fedele "Q" per una ricognizione tattile. Nel frattempo a Londra il progetto doppio zero paventa una chiusura. C'è fermento e i servizi segreti intendono accorparsi in una nuova rete che coinvolgerà i migliori agenti delle 9 superpotenze mondiali. Per 007, insomma, tira una brutta aria di pensionamento anticipato. Ma l'agente è scaltro e non molla. Segue una pista romana che lo porta a riconoscere un nemico del passato il capo occulto di una nuova organizzazione che semina terrore per vendere sicurezza attraverso un'ambigua, comune alleanza fra gli stati di sicurezza nazionale. Anche in questa missione, 007 si ritroverà praticamente da solo.
Sembra un film di transizione, fra alti ("Casino Royale"), bassi ("Quantum of solace") e brillanti macchine di puro divertimento ("Skyfall") improntate a quell'accellerato restyling che ha apportato al franchise bondiano le caratteristiche del buon cinema d'autore, quello fatto di azione intelligente e di emozioni non più alla stregua di un videogame. C'è abbastanza cinema e lo si percepisce. Basta un lunghissimo e spettacolare piano sequenza realizzato a Città del Messico che segue il tradizionale gunbarrel prima dei titoli di testa, ad incrementare il peso specifico dell'operazione. Tuttavia le incursioni si ripetono, vi è a volte una singolare disunità fra i vari frammenti incollati alla buona e una storia poco solida tirata via in due ore e mezza piuttosto estenuanti. Daniel Craig in forma comincia a mostrare una certa insofferenza al personaggio. Le Bond Girl, Lea Seydoux e Monica Bellucci (nella concitata escursione romana di Bond), non entreranno di prepotenza nel catalogo. In più, chissà perchè, Mendes ha dilatato i tempi morti e ha dimenticato le forbici sullo scaffale. Il che lascia presagire per la venticinquesima puntata un totale cambio della guardia.
Cinema Impero, Trani - 7 Novembre 2015 |