Il legittimo diritto ad essere felici, accontentandosi di quello che si ha, con aspirazioni minime di moglie e di madre e una realtà che ti stringe nella morsa implacabile di una precaria incertezza. Parte così la favola triste di Luciana Colucci (Paola Cortellesi), che difende a denti stretti il suo posto di lavoro in una piccola fabbrica del suo paesino con vista sul lago nel cuore della Tuscia, mentre suo marito Stefano (Alessandro Gassmann) si arrangia come può combinando affarucci che vanno sempre a finire male. Ma si sopravvive e si tira avanti, almeno fino a quando la fabbrica entra in crisi e si ritrova a operare tagli al personale e Luciana, rimanendo finalmente incinta dopo anni di tentativi, diventa un ramo secco ideale, un contratto da non rinnovare. La ragazza affronta la situazione con la speranza di essere reintegrata dopo la maternità, ma la situazione si fa pesante, l'unica entrata economica della coppia viene messa in discussione e la donna a fatica comincia ad arrotondare con le sue amiche lavorando in un catering. Stefano cade in tentazione, non tiene testa, insomma, e anche il focolare domestico rischia di spegnersi. Nel frattempo procede parallelo a questo fallimento, il calvario esistenziale di Antonio (Fabrizio Bentivoglio), agente di pubblica sicurezza, trasferito per una grave mancanza di servizio, che farà fatica ad inserirsi in questo nuovo ambiente. I destini di questi due personaggi si incroceranno inevitabilmente e le loro vite prenderanno, come spesso accade, percorsi diversi.
Era partita con ben altre premesse la carriera di Massimiliano Bruno, più o meno un'altra vita artistica immolata alle ragioni della commedia di pronto consumo che, grazie ad un'analisi di coscienza, ci regala a suo modo un tentativo onesto e decoroso di "commedia" di contenuti. "Gli ultimi saranno ultimi" è un film che segue un preciso percorso emozionale, seppur con sbavature veniali in fase di scrittura, avvicinando lo spettatore a personaggi presi dalla realtà (nella storia è contemplata la grana dell'inquinamento elettromagnetico da ripetitori dalle parti di Anguillara). Bruno applica insomma con le dovute distanze le buone intenzioni della commedia civile, diventando artefice di un affresco popolare senza troppe forzature di circostanza, affidandosi alla sapiente esperienza di un formidabile Fabrizio Bentivoglio, confuso nella sua folle e imbarazzante storia d'amore con un trans, che diventa un pò uno spartiacque del racconto e ad una bravissima Paola Cortellesi che, attraverso cuore e pancia, ci fa ben sperare. Il film, scritto con intelligenza e sensibilità, volge uno sguardo benevolo al presente, inquadrando in fiction la crisi senza commettere i soliti sbagli. Se in alcuni punti si ha l'impressione di essere davanti ad una rinascita, in altri questa energia un pochino si disperde. Ma il film di Bruno ha momenti interessanti di lucida emotività: tipo quel ralenty commentato da un bellissimo tema musicale di Riz Ortolani ("Addio zio Tom") durante una scena chiave, dove il regista gioca benissimo la carta della sorpresa, evitando accuratamente la trappola della prevedibilità.
Cinema Alfieri, Corato - 17 Novembre 2015 |