Il piacere della ritrovata onestà in un film che mantiene la volgarità che promette, con una virata classica, senza mediazioni o fastidiosi filtraggi, che segna il ritorno al cinepanettone vecchio stampo, quello per intendersi che ha coinvolto nei suoi fasti firme esperte della commedia di serie A e artigiani navigati come Vanzina, Oldoini e compagnia bella al cospetto dei quali Neri Parenti sembra avviarsi alla rendita di un decano. Uno scatenatissimo Christian De Sica, cinematograficamente scorretto, che agisce in piena libertà rendendosi l'artefice di una comicità verbale (e non solo) di grana grossissima, fra ritrovati rumorini corporali inequivocabili, e grevi battutacce romanesche, maturando un definitivo distacco dalla lontanissima impronta paterna. Tre episodi, con un diverso peso specifico individuale, nella classica cornice vacanziera, resa natalizia da decorazioni posticce in location già esplorate in circostanze analoghe nella sterile illusione che a fine anno ci si voglia rilassare con la mente, stravaccati con la cintura slacciata. Il più colorito e calibrato degli episodi sembra essere allora quello in cui uno spiantato Christian De Sica come al solito a caccia di dote, che si è divorato il patrimonio suo e della moglie, che corre ai ripari mettendo la giovane intraprendente figlia nelle mani del suo coetaneo Massimo Ghini, credendolo benestante, per un matrimonio d'interesse. I nodi verranno al pettine quando i due futuri consuoceri, rapiti da alcuni banditi locali, confesseranno di essere a corto di liquidità. Dario Bandiera, rappresentate siculo iper-tech, vive un rapporto frenetico con le applicazioni del suo smartphone. E quando finirà su un'isola deserta, da naufrago, anzichè pensare alla sopravvivenza, cercherà di continuare il suo illusorio rapporto con la tecnologia. Nell'ultima storia uno spaesato ma godibile Luca Argentero e la notevole Ilaria Spada, in rispettiva luna di miele su una nave da crociera, subiscono una fatale attrazione fatale, nonostante siano culturalmente e caratterialmente agli opposti.

Se il veterano De Sica si ritaglia con grande senso di irresponsabilità i momenti più divertenti del film, dominando la partita, la parte restante del film procede in un generale torpore tecnico che dimentica in soffitta la frenesia festaiola in rovinosi silenzi. Nonostante Parenti sia espertissimo nell'amministrare gli equilibri, questa volta si assiste al dominio dell'inerzia. Però va rinosciuto che le risate, per i volenterosi e gli appassionati dell'anticinema, non mancano. Aspettando le scorribande lessicali e non proprio oxfordiane di Checco Zalone, questi esercizi "superficiali" diventano preparatori, in forma di stretching.

Cinema Impero, Trani - 26 Dicembre 2015