Yuri Pelegatti (Antonio Albanese), attore smemorato in scena perchè non sopporta di essere stato lasciato dalla moglie, per avere almeno un pò di chiarezza sulla fedeltà coniugale di quest'ultima si rivolge ad Arturo Merlino (Carlo Verdone), squattrinato investigatore privato che si arrangia sulle spalle di una zia sciroccata. Ma per un disguido il detective incapace si ritrova a inseguire la pista di una valigetta scambiata su una provinciale che si rivelerà essere piena di banconote da 500 euro. I due, resi complici dal bisogno, decidono di approfittarne ma le cose prendono una piega inattesa perchè, per un caso diabolico, Yuri viene intercettato dal lestofante derubato. Si apre una travolgente, imprevedibile catena di equivoci con scambi di persona e quant'altro per salvare la pelle dai malavitosi che recriminano il denaro. Il finale a sorpresa, da consumarsi rigorosamente in sala pone, attraverso una bellissima citazione di Francesco Rosi da "le mani sulla città", una giusta riflessione sulla crisi reale che spesso inghiotte personaggi immaginari.
Carlo Verdone regista si propone di dividere la scena con Antonio Albanese in una sorta di buddy movie a schema classico che pesca alla rinfusa fra la commedia di prima classe alla Woody Allen e quella con sovraccarico di forzature dell'Alberto Sordi regista. Il risultato è un film più convincente sul piano della scrittura che su quello della comicità, con accelerate sul grottesco, qualche ripetitività nell'abusato lessico grossolano che è il piatto debole della commedia recente, e perdonabili inverosimiglianze d'intreccio. Verdone attore sperimenta e collauda in definitiva una strana coppia, riproponendo interazioni del passato (Montesano, Pozzetto), in un progetto tutto sommato rilassante e senza pretese. L'umorismo sporadico ma efficace campeggia a scapito di frequenti risate facili: i due protagonisti appaiono insomma affiatati e convincenti. Fra i personaggi di contorno, per rispettare un regime d'impianto teatrale, si segnala l'apporto di lusso di un viscido Massimo Popolizio. La chiusa sulle ipocrisie di un'italianità ammiccante e truffaldina sciaqua le residue premesse moralistiche alla buona. Sarà pur antico e risaputo questo impasto, ma l'onestà e il mestiere di un autore di commedie sulla breccia da quasi quarant'anni, nonostante qualche debolezza, finisce sempre per riconfermarsi.
Cinema Impero, Trani - 30 Gennaio 2016 |