X.M., mutanti al capolinea. Mortificati dal classico superpotere umano, che è l’ingratitudine, i nostri eroi versano in una difficile ed irreversibile crisi di identità. Il mondo infatti sta organizzando un programma di regolamentazione genetica per “curare” i mutanti e annientarrne i poteri attraverso l’iniezione di un siero. Questo, immaginiamo, per favorire la loro integrazione e migliorare la convivenza con i comuni mortali. La notizia allarmante provoca una scissione all’interno della categoria degli “x-men”: con i ribelli capeggiati dal cattivo Magneto (I.McKellen) che sostengono la lotta per l'indipendenza e l’opposizione guidata dal professor Xavier (P.Stewart), certo meno estremista. Un conflitto senza esclusioni di colpi che si combatterà all’ultimo sangue, fino al finto epilogo che è in sostanza la promessa sfacciata di un altro sequel.
Sembrerebbero frasi farneticanti però stiamo cercando di trovare una chiave di intepretazione razionale per raccontare il nocciolo di questa puntata; l'ennesima di una trilogia destinata ad essere più transitoria del solito. Gli appassionati ed affezionati lettori dei fumetti della Marvel possono fare a meno di ascoltarci: tra l’altro questo conflitto finale rientrava nelle attese. E il cinema, sempre più affossato dai dettami televisivi (laddove la serialità rientra nella logica), sembra patire le pene ma solo in teoria. Alla fine però i botteghini dimostrano che, se queste imprese hanno vita lunga, lo devono alla perseveranza dei produttori che, quando vanno sul sicuro, non ci rimettono mai. Non è il caso di spremersi le meningi per inventarsi qualcosa di nuovo. Con venti personaggi sul libro paga ci sono ancora tante potenziali avventure da raccontare...
Perché in definitiva accanirsi e parlarne male se queste storie, come le guerre stellari, le missioni impossibili e i signori degli anelli, hanno una loro nicchia e un pubblico che le aspetta con ansia? Si riduce tutto solo ad un discorso soggettivo, una questione di gusto individuale, non vorremmo fare la partee dei guastafeste. E’ come se un appassionato di musica classica si lamentasse dello svolgimento assordante di un concerto rock. Basterebbe informarsi prima sulla scaletta e poi decidere di non andarci.
In conclusione “X-Men” non ha pregi, ma non ha difetti. E’ un copione già scritto che come un meccanismo svizzero porta con precisione a termine la sua missione. Non solo. Si prende anche il lusso di mettere dietro la macchina da presa il pimpante Brett Ratner scoperto dal grande Dino De Laurentiis per il remake di “Red Dragon”. L’azione ne guadagna perché questo regista 37enne tira al massimo le corde degli effetti visivi. “La guerra dei mondi” è al confronto una bambinata, un vecchio film degli anni '80. Perchè le devastazioni sono così spettacolari da togliere il respiro e poi perchè il fumetto virtuale procura sempre l'effetto “desiderato” che è quello di restituirci i sussulti dell'infanzia.
E la sequenza del ponte che viene spostato per ragioni belliche per consentire ai ribelli di avanzare sull'isola di Alcatraz entra di prepotenza nell'albo d'oro dell'immaginario visivo. Mai prima d'ora, nella serie “X-Men” si era arrivati a tanto.
Più difficoltoso sembra distribuire i meriti al team numeroso dei supereroi; c'è troppa carne sul fuoco e quindi meno spazio per tutti, le pose vanno divise equamente, quindi citiamo solo i veterani: Halle Berry (Tempesta), Famke Janssen (Fenice), Hugh Jackman (Volverine) e la new entry Vinnie Jones, che in gioventù era la colonna portante del Wimbledon e poi del Chelsea, qui nei panni ingombranti e devastanti di Juggernaut. Nonostante il frastuono del surround si legge fra le righe un messaggio “d'altri tempi” a favore dell'indipendenza. Il seme della violenza si insinua anche nelle piante buone; in fondo i supereroi diventano terroristi per difendere la propria integrazione, lo fanno ma a malincuore. E' un pò come sostenere che non si può fare la pace senza prima fare la guerra. Gli X-Men sono diventati mercenari in nome della liberà ma nessuno di noi ha trovato fiori nei loro cannoni. Per caso anche questo è un film americano?
Supercinema, Trani - Maggio 2006 (Barisera) |