Più che di maledizione della prima luna, del secondo sole o del forziere fantasma, si tratta di una maledizione da sequel (i film fatti in serie) che ha colpito inevitabilmente i geniali autori del primo film uscito nelle sale tre anni fa.
Troppo allettante la prospettiva dell’incasso facile per invogliare produttori e distributori a cambiare rotta o a spremersi le meningi per dar vita ad una nuova storia. “I pirati dei caraibi” è la classica seconda puntata che, come spesso accade, non eguaglia la prima anzi la avvalora e ce la fa rimpiangere. Un seguito di cui non si sentiva assolutamente bisogno che annebbia la fantasia con la logica del commercio e si rivolge allo spettatore come ad un qualsiasi cliente da spremere.
E’ aumentato il budget a disposizione e i metri di pellicola si sono sprecati; basti dire che si è costretti a riscaldare la poltrona per due ore e mezza. Una durata insopportabile anche per chi scambia la sala per un punto di attrazione; certo meglio sarebbe imbarcarsi per EuroDisney e andare sul luogo a divertirsi con pirati spadaccini e filibustieri ubriachi di rum. Altra musica, ma se non altro la fantasia la si tocca con mano…
Comunque è dato per scontato che i seguaci di questa avventura debbano conoscere a memoria le vicessitudini dei personaggi e gli sviluppi del racconto del primo film. Ci troviamo infatti dove eravamo rimasti: con il capitano Jack Sparrow (Johnny Depp) in perenne fuga dal nemico e i suoi amici Will (O.Bloom) e Elizabeth (K.Knightley) finiti nelle mani di uno spregiudicato cospiratore. L’avventura in questione si anima perché il capitano Sparrow possiede una bussola preziosissima ed è sulle tracce di una chiave che apre un forziere fantasma; la ciurma si ritrova riunita e per oltre due ore avrà molto da fare. Peccato che questa volta la nave nemica sia addirittura la mitica “Olandese volante” che fra le leggende marinare è quella più inquietante. Anche questa volta la nave con le vele a brandelli è guidata da un equipaggio maledetto guidato dal repellente capitano Jones: un pirata metà uomo e metà polipo in grado di risvegliare un mostro degli abissi che frantuma i vascelli. Inseguimenti, naufragi, cannonate e duelli con la spada; il repertorio non cambia e non lascia alcuna speranza alla fine dei giochi. Tutto è in balìa della promessa di un ulteriore seguito; insomma incombe alla fine la maledizione di una probabile trilogia.
La simpatia del protagonista Johnny Depp che, tuttavia apapre meno del solito, non basta a salvare il film dalla noia. I tempi sono dilatati, la storia pecca di monotonìa e i produttori muoiono dalla voglia di giocarsi le carte degli effetti speciali che sono costati tanto, quindi è opportuno mostrarli in tutto il loro splendore. Per i più piccoli certo è una delizia; una giostra divertente e fracassona che si avvita su se stessa. Però fra tanto dispendio di mezzi e tanta tecnologia al servizio di un caleidoscopio emotivo manca la dimensione umana del “cinema”. Quella, per intendersi, dei vecchi film d’avventura dove i pirati erano attori in carne ed ossa e non numeretti impostati in uno computer. Certo ad essere conservatori si fa peccato ed è cosa grave vivere di rimpianti. Però ad esempio “Pirati” di Polanski aveva tutto un altro sapore. Qui gli autori hanno cercato di portare sui galeoni i mostri di “Alien”, la fauna digitalizzata di “Waterworld” sperando di ottenere un cocktail esplosivo almeno quanto la polvere da sparo nelle stive. Non ci sono riusciti e purtroppo per noi ci riproveranno. Questi sono produttori che mantengono sempre le loro minacce.
Cinema Alfieri, Corato - Settembre 2006 (Barisera) |