Ci sono dei film che si rivolgono allo spettatore con maggiore intimità rispetto ad altri; appartengono indubbiamente a questa particolare categoria i lungometraggi di Woody Allen: un autore vincolato da sempre dalla ristretta claque degli “aficianodas” che sta spiccando finalmente un volo meritatissimo verso il grande pubblico.
Ce ne eravamo accorti dal numero di copie, destinato man mano ad aumentare di film in film, con il quale fu distribuito all’inizio dell’anno “Match point”. L’inaspettato e notevole numero di biglietti venduti deve aver spalancato le porte del suo mondo anche ai turisti cinematografici fai-da-te, quelli più diffidenti che frequentano lidi diversi; non bisogna pertanto lasciarsi sfuggire la grande occasione propostaci da “Scoop”. Quasi fosse un evento da anno Santo il film ripropone, ed è una vera rarità, un‘accoppiata vincente: Woody Allen protagonista assoluto in una commedia scacciapensieri. Sono elementi che l’autore tende solitamente a mettere da parte quando il suo stato d’animo lo obbliga a fare i conti con le prerogative autoriali e con copioni più impegnativi. Diciamo che queste storie lui ama dirigerle quando ha bisogno di disintossicarsi dai suoi mali oscuri…
Il filo conduttore con l’opera precedente è l’ambientazione londinese ma la tragica ed appassionante vicenda di “Match point” si ritrova per così dire stemperata nei toni e vivacizzata nei contenuti da una trama che avrebbe mandato in estasi l’Alfred Hitchcock (che pure in “Match point” aveva motivi per compiacersi) dell’ultimo periodo. “Scoop” è infatti un mosaico divertentissimo dove il grande autore spadroneggia al più non posso; occorrerebbe munirsi di taccuino per annotare le battute a raffica, utili quanto meno per animare almeno altri due spettacoli. E’ una commedia dell’assurdo dove si ritrovano più o meno tutti i sapori delle sue antecedenti fatiche (“Misterioso omicidio a Manhattan”, “La maledizione dello scorpione di Giada” e “Ombre e nebbia”) e ce n’è davvero per tutti i gusti, per chi preferisce il giallo puro o chi si lascia intenerire dalle commedie sentimentali (Allen pesca anche negli hitchcokiani “Frenzy” e “Il sospetto”).
“Cosa hai fatto fino ad ora, oltre che rimediare una sicura gravidanza?”, chiede l’occhialuto protagonista alla sua bellissima e giovane partner mentre sorseggia un analcolico davanti ad un bistrot. Cosa ci fa uno splendido settantenne con una ragazzina? Bisogna fare un passo indietro: Sandra (Scarlett Joahnsson) è una giovane americana che studia a Londra e sogna di diventare una grande giornalista. Per fare questo gli occorre un colpo da prima pagina. L’occasione gli si presenta quando una sera per caso assistendo ad uno spettacolo dell’illusionista Splendini (Woody, appunto) all’interno di un baule magico gli appare in carne ed ossa un grande reporter di cronaca nera cui hanno dato l’estrema unzione pochi giorni prima, tale Joe Strombel. Il tizio durante l’immaginaria traversata dello Stige ha appreso da un’altra anima che il serial killer dei tarocchi che sta mettendo in ginocchio Londra è nientemeno che l’insospettabile ricco aristocratico Peter Lyman (Hugh Jackman) e vuole regalare questa grande notizia ad un collega vivente. I morti appartengono al mondo della verità, quindi la ragazza non deve far altro che riuscire a provare la colpevolezza di Lyman per concretizzare questo scoop sensazionale. E’ un compito difficoltoso perché Peter Lyman oltre ad essere un assassino improbabile è un raffinato ed elegante seduttore tra le cui braccia la povera Sandra cade con uno schiocco di dita. Il mago Splendini che si offre suo malgrado per aiutarla nelle complicate indagini vuole invece vederci chiaro e con maggiore senso pratico approda alla inaspettata verità, tardi ma ci arriva…
Sintetizzata all’osso la trama intricassima e oltremodo spassosa non rende giustizia a quella che è in realtà: un calderone micidiale di risate spontanee e sfiziosi colpi di scena. Woody spara senza pietà su certe cattive tradizioni aristocratiche europee; sull’inutilità dei club esclusivi, sulla tristezza delle feste mondane, sul malcostume di chi confonde consapevolmente letto e carriera. Lo fa con il suo solito garbo e la sua proverbiale e risaputa intelligenza. In fondo lui, benchè la derida, l’Europa ce l’ha nel cuore. E non è un caso che le sue ultime produzioni oltre ad essere girate nel nostro continente vengano da noi testate per l’anteprima, per poi approdare al mercato americano.
Molte le sferzate autoironiche: “Prima seguivo l’ebraismo, ora mi sono convertito al narcisismo”, altre bersagliano le manie dell‘etnico a tutti i costi: “Perché non andiamo in un ristorante indiano: non voglio perdermi i gamberetti all’acido cloridrico” o “Ce ne siamo andati proprio sul più bello, era gustosa quell’insalata di cobra”.
Inoltre “Scoop” si avvale anche della notevole professionalità di ottimi attori: ritroviamo Scarlett Joahnsson (novella Diane Keaton), nei panni della figlia che Woody avrebbe voluto avere, un elegantissimo e ambiguo Hugh Jackman e un meraviglioso e granitico Ian McShane (mostro sacro dei telefilm americani) nei panni del giornalista-fantasma che anziché dare numeri dispensa apparizioni regalando colpi da prima pagina.
Cinestar, Andria - Ottobre 2006 (Barisera) |