Si può fare buon cinema d'intrattenimento sfruttando temi seri e delicati come la guerra fredda, l'arrivismo politico, gli intrallazzi diplomatici e i deputati dalla bottiglia facile? A quanto pare sì, ma per farlo si ha bisogno di una cornice di lusso come questa. Mike Nichols, classe 1931, per chi non se lo ricorda è il regista che quarant'anni fa ci regalò “Il laureato” con Dustin Hoffman; carriera brillante anche se non molto prolifica, gestita ponendosi a confronto con varie tipologie di cinema. Un autore che predilige molto la struttura dei suoi lavori e che in questa occasione bene ha fatto ad affidarsi ciecamente alla straordinaria inventiva dello sceneggiatore Aaron Sorkin che ha lavorato a sua volta su un testo originale. La pièce de “la guerra di Charlie Wilson” si avvale di tempi meravigliosi e di una duttilità narrativa che gli consente di adattarsi ai repentini cambi di ambientazione. Se ne ricava pertanto una storia molto divertente che spazia con scioltezza dai fastosi interni dei palazzi del potere americani ai desolanti scenari di guerra dell'estremo oriente. La vicenda si occupa di fatti realmente accaduti agli inizi degli anni '80 in piena guerra fredda. Charlie Wilson (Tom Hanks) è un deputato texano il cui cuore pulsa per gli ideali patriottici e per le buone cause. Dedito nel tempo libero ad appuntamenti galanti con spogliarelliste in vasca idromassaggio o a inebrianti degustazioni di buon scotch, Wilson fu un politico onesto che sposò presto la causa afgana cercando di gonfiare gli stanziamenti dei fondi segreti per aiutare i ribelli a combattere l'avanzata sovietica. Il tutto nacque per gioco, ma su pressione di una ricca imprenditrice anticomunista (Julia Roberts) l'affare politico divenne ben presto molto serio. Vennero stanziati di anno in anno somme più consistenti per rifornire i mujahideen afgani fino a quando gli stessi non furono in grado di combattere i nemici alla pari e di vincere questa guerra, segretamente sovvenzionata dagli americani per puri scopi di propaganda.
Nella primavera dell'88 i carri armati sovietici infatti programmarono una ritirata strategica in seguito ai duri colpi inferti dalla resistenza; pochi sanno che quella fu l'unica occasione in cui tre paesi storicamente nemici si allearono per una causa comune e che per ben nove anni gli americani si preoccuparono di agire nell'ombra contro il regime comunista dilapidando le casse dello stato.
Commedia insolita e vivace, non priva di riferimenti di storia contemporanea spesso ignorati perchè purtroppo la guerra è una questione strettamente legata ad un'imbecillità che si rinnova costantemente, “la guerra di Charlie Wilson” è un apprezzabile lavoro che si lascia ammirare per freschezza, inventiva e per il suo squadrone all'opera. Uno straordinario Tom Hanks che fa il verso al suo mitico Forrest Gump nei panni di un deputato arrivista e stralunato collezionista di gaffes servito alla grande da una deliziosa Julia Roberts, vistosa donna in carriera dall'assurda acconciatura ed un irriconoscibile ed imbolsito Philip Seymour Hoffman nel ruolo di uno squattrinato, irascibile e sbrigativo agente dei servizi segreti. Ritmi frenetici ed allegri che non contrastano mai con la stridente ed autentica brutta realtà del conflitto afgano e che restituiscono la possibilità non sempre felice di giocare con i discorsi dei grandi. Dietro le quinte aleggiano brutti presentimenti di fondato antiamericanismo; c'è tempo e spazio per esami di coscienza fatti su strategie militari passate e presenti di un paese che è sempre stato in guerra con se stesso. Ma Nichols evita accuratamente di abbracciare tesi universali o di addentrarsi nei sentieri bui della critica storica; il risultato è una sorta di spensierata “Syriana”, un trattato di politica recente dai toni spiritosi ma riflessivi. Si ride e si mastica amaro perchè la guerra di Charlie Wilson oggi ha il nome di un altro deputato e si combatte purtroppo su un altro fronte con il sangue di chi non ha mai avuto poltrone su cui sedersi.

Cinema Opera, Barletta - Febbraio 2008 (Barisera)